Ex Ilva, sei gruppi interessati: sindacati critici

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Fra i possibili pretendenti a prendere le redini dell'acciaieria anche due investitori italiani. Il polo siderurgico che ha il suo fulcro a Taranto ora è gestito dallo Stato perché in amministrazione straordinaria. Prima della fine del mese il governo vuole avviare l'iter per la vendita, da concludere entro quest'anno. Sindacati preoccupati per la sorte degli oltre 10mila dipendenti. 

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Il futuro dell’ex Ilva resta avvolto nelle nubi. Ma qualche schiarita potrebbe arrivare entro fine mese, quando il governo vorrebbe avviare l’iter per la vendita del gruppo siderurgico che a Taranto ha il suo stabilimento più grande. L’incontro fra governo e sindacati ha lasciato questi ultimi insoddisfatti e pieni di dubbi.

I pretendenti dell'acciaieria

Per la cessione di quella che ora si chiama Accierie d’Italia, in amministrazione straordinaria – quindi guidata da commissari dello Stato – dopo il burrascoso divorzio da ArcelorMittal, ci si sarebbero sei pretendenti. Avrebbero mostrato interesse gli indiani di Vulcan Green Steel e quelli di Steel Mont, il gruppo ucraino-olandese Metinvest e i canadesi di Stelco, ai quali si sono aggiunti due investitori italiani.

La tabella di marcia: soldi pubblici per andare avanti

L’obiettivo dell’Esecutivo è di completare l’operazione entro la fine dell’anno, nel frattempo l’acciaieria andrà avanti coi soldi pubblici: circa 900 milioni, dei quali una parte già iniettati e altri, fra i quali il prestito da 320 milioni approvato dall’Europa, in arrivo.

Produzione al lumicino e cassa integrazione

Ma le fabbriche procedono a rilento, la produzione è molto al di sotto di quella necessaria per garantire la sopravvivenza e migliaia di operai sono in cassa integrazione. Una necessità, quella di lasciare a casa con stipendio ridotto molti degli oltre 10mila dipendenti, accettata dai sindacati ma non coi numeri attuali, peraltro ora leggermente diminuiti, fino alla metà del 2026 e soprattutto senza assicurazioni. Così il segretario generale della Fiom-Cgil Michele De Palma: “Il bando deve essere oggetto di un confronto e noi vogliamo la garanzia degli occupati in tutti gli impianti”.

 

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