Statali, più ricorso allo smart working ma aumenti a rischio. Le novità del rinnovo
EconomiaIntroduzione
Il governo, rappresentato dall'Aran, e i sindacati trattano per il rinnovo del triennio 2022-2024 per i dipendenti delle Funzioni centrali.
Gli interventi sono su più fronti. Si supera innanzitutto il criterio della prevalenza del lavoro in sede, con uno spazio più ampio a quello da casa (ma solo per determinate categorie di dipendenti, dai genitori con figli piccoli a carico a chi assiste familiari). Si prevede poi un aumento del 5,78% delle busta paga, ma i sindacati chiedono di più: c'è il rischio che per decine di migliaia di statali venga vanificato dal taglio del cuneo fiscale per i redditi al di sotto dei 35mila euro
Quello che devi sapere
Statali, più smart working nel nuovo contratto di lavoro
- C’è una novità nella bozza del nuovo contratto di lavoro per i dipendenti statali del comparto Funzioni centrali che andrà a coprire il triennio 2022-2024: si va verso un superamento della regola per cui bisogna lavorare prevalentemente in presenza, aprendo quindi le porte a un maggior ricorso allo smart working, ma solo in presenza di determinate condizioni. Le trattative fanno capo ai sindacati e all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. Centrale è però anche il tema degli aumenti di stipendio, su cui potrebbero esserci più scontri che per lo smart working
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I lavoratori che potranno beneficiare dello smart working
- Chi sono dunque i lavoratori che a breve potranno lavorare più facilmente da casa? Stando alla bozza del contratto si tratta di quelli che si trovano ad assistere familiari con disabilità o in situazioni di gravità (quelle previste dalla legge numero 104 del 1992), a cui si aggiungono quelli con particolari esigenze di salute e i genitori con figli piccoli a carico
L’accordo per il lavoro agile
- Non viene previsto un automatismo nell’accordare giorni di lavoro agile, ma la possibilità di concordare con la pubblica amministrazione per cui si è impiegati un numero di giorni in smart working superiore a quelli in ufficio. Si andrebbe in questo modo a ribaltare il criterio della prevalenza di lavoro in sede stabilito alla fine dell’emergenza Covid-19 dall’allora ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta (erano i tempi del governo tecnico di Mario Draghi, tra il 2021 e il 2022)
Gli aumenti di stipendio
- Se le nuove regole sullo smart working interesseranno una platea ridotta di dipendenti pubblici, gli altri capitoli avranno un effetto su molti più lavoratori: si parla di circa 193mila statali tra ministeri, agenzie fiscali e altri uffici. Su tutti spicca quello dell’aumento di stipendio, che a regime dovrebbe essere del 5,78%. Gli stanziamenti sono di 555 milioni di euro per il 2024. In pratica si tratta di circa 120 euro lordi al mese, che moltiplicati per 12 mesi arrivano a 1440 euro
I sindacati chiedono aumenti più alti
- Per i sindacati l’aumento previsto non è abbastanza. Si chiede che al 5,78% si aggiunga almeno un altro 0,5%. L’ipotesi non piace moltissimo all’Aran, preoccupata per l’impatto che potrebbe avere sulle casse pubbliche
L’aumento vanificato dal taglio del cuneo fiscale
- Il discorso si lega poi alla proroga del taglio del cuneo fiscale di due punti per chi ha un reddito che resta al di sotto dei 35mila euro all’anno e di tre punti per chi invece si ferma a 25mila euro. Il governo vorrebbe portarla avanti anche per il 2025. Qui c’è un inghippo: per effetto degli aumenti salariali previsti dalla bozza del rinnovo del contratto, decine di migliaia di dipendenti pubblici – si stima che siano più o meno 20mila – andrebbero oltre i 35mila euro. Siccome la riduzione del cuneo all’anno vale più o meno 1200 euro, si andrebbero così praticamente ad azzerare i benefici in busta paga. È questo il nodo più grande nel percorso del rinnovo contrattuale
Le progressioni economiche
- Il testo interviene anche su questioni come il salario accessorio, i premi e le progressioni economiche (andando a rendere le regole più stringenti in tutti questi casi). Per le progressioni si prevede ad esempio lo stop agli scatti automatici dovuti all’anzianità di servizio. La regola, cavallo di battaglia del governo, è che si vada invece a privilegiare il merito: si potranno corrispondere solamente “all'esito della valutazione e alla conclusione del ciclo della stessa performance", come già stabilito mesi fa dalle direttive del ministro Paolo Zangrillo
I premi
- Lo stesso vale per i premi. “Dovrà essere ribadito il principio per cui alla differenziazione dei giudizi valutativi deve corrispondere una effettiva diversificazione degli istituti premiali”, recita il testo. Che significa che soltanto sulla base del merito potranno essere corrisposti premi. Si fa poi una distinzione tra “performance organizzativa e performance individuale”, andando quindi a separare la valutazione dei risultati raggiunti dall’ufficio in sé e quelli invece attribuibili solamente al singolo lavoratore
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