Irpef, governo studia intervento sui redditi tra 50 mila e 60 mila euro: le ipotesi
EconomiaIntroduzione
In vista della Legge di Bilancio 2025 l’esecutivo sta lavorando a una possibile rivisitazione delle tre aliquote Irpef, con un occhio particolare a coloro che hanno più di 50 mila euro. “Dobbiamo proseguire su questa strada e lavorare sul ceto medio, perché chi ha redditi di 50-60 mila euro non può essere considerato un super ricco”, ha dichiarato il viceministro all’Economia Maurizio Leo.
A fare da contraltare, però, potrebbero esserci alcuni impedimenti: infatti, se la Manovra del 2024 è stata finanziata per 15,7 miliardi in deficit, le nuove regole adesso precludono il ricorso a un nuovo indebitamento. A ciò si aggiunge la procedura di infrazione per deficit eccessivo avviata nei confronti dell’Italia da parte dell’Unione europea: come dice l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’aggiustamento “è stimato in 0,5-0,6 punti di Pil all'anno" (pari a circa 10 miliardi) su un sentiero settennale. La correzione è già considerata nel Def ma il percorso di risanamento, mirato ad alleggerire un debito che resta un fattore di vulnerabilità per l'economia del Paese, si tradurrà anche in un limite alla possibilità di effettuare interventi in disavanzo”.
Quello che devi sapere
La sforbiciata
- Una sforbiciata alle aliquote Irpef per il ceto medio. Questo l’obiettivo annunciato da mesi e ribadito dal viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo. Ai microfoni di Sky TG24, ha spiegato che l’ambizione è “proseguire sulla strada della rivisitazione delle aliquote Irpef”, confermando le misure per i redditi bassi e “intervenendo a favore del ceto medio”, in particolare sui redditi nella fascia 50mila-60mila euro
Per approfondire: Irpef e taglio cuneo fiscale, cosa cambia dopo procedura d'infrazione dell'Ue
La conferma del sistema a tre scaglioni
- Ma in che misura potrebbe cambiare l’Irpef? Posto che si tratta di un’imposta diretta e di un tributo progressivo legato al reddito imponibile, dovrebbe rimanere il sistema dei tre scaglioni. “Stiamo lavorando per mantenere le tre aliquote, quindi per favorire i redditi medio-bassi, e poi vedremo il risultato che avremo dal concordato preventivo biennale”, ha dichiarato il viceministro dell’Economia
Il concordato preventivo biennale
- Ma cos’è il concordato preventivo biennale? La misura è riservata alle piccole imprese (ad esempio bar, locali, piccole partite Iva) e a tutti i lavoratori autonomi e titolari di redditi di impresa. Si tratta, in sostanza, di un accordo tra il Fisco e il contribuente: il primo stabilirà una cifra, fissando per due anni la base imponibile; il secondo potrà decidere di accettare questa cifra e avere le tasse definite in anticipo e bloccate per il biennio, oltre a meno controlli
La riforma Irpef 2024
- La riforma Irpef è uno dei dossier su cui ha più lavorato nell’ultimo periodo il governo Meloni. Ricordiamo che l’ultimo intervento, quello di inizio anno, ha previsto l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef in uno solo. Con un sistema che è ora a tre aliquote:
- Fino a 28 mila euro aliquota fiscale al 23%;
- Da 28 mila a 50 mila euro aliquota fiscale al 35%;
- Oltre i 50 mila euro aliquota fiscale al 43%
La penalizzazione
- Oltre all’accorpamento dei primi due scaglioni in uno, è stata introdotta per i redditi con importi annuali superiori ai 50 mila euro una franchigia di 260 euro sulle detrazioni
Il possibile taglio dell’aliquota al 43%
- Il taglio dell’aliquota al 43% dipenderà dall’entità del recupero fiscale, si stima un’evasione di 31 miliardi per le partite Iva, ma per Leo l’obiettivo resta “lavorare sul ceto medio perché chi ha redditi di 50-60 mila euro non può essere considerato un super ricco”
Le parole di Giorgetti
- Una strategia confermata anche dal Ministro dell'Economia Giorgetti: “La priorità nell'allocazione delle risorse pubbliche resterà il sostegno ai redditi bassi”, ha detto il titolare del Tesoro in videocollegamento con l'assemblea generale di Centromarca, che lo definisce "un intervento necessario per ragioni di equità e per gli effetti positivi che potrà dispiegare sulla domanda interna”
Le stime sulla prossima Legge di Bilancio
- Attenzione ai conti però: se la Manovra del 2024 è stata finanziata per 15,7 miliardi in deficit, le nuove regole precludono ora il ricorso a nuovo indebitamento. Secondo le stime, la Legge di Bilancio 2025 parte da 20 miliardi: ce ne vorranno circa 18 per confermare nel 2025 alcuni degli interventi finanziati solo per quest'anno, ma oltre 20 se si vorranno aggiungere anche altre spese solitamente inserite nelle politiche invariate, come il rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione
La procedura d’infrazione
- A ciò si aggiunge la procedura d’infrazione per deficit eccessivo avviata dall'Unione europea nei confronti dell’Italia. L'aggiustamento richiesto per l'Italia, calcola l'Upb, "è stimato in 0,5-0,6 punti di Pil all'anno" (pari a circa 10 miliardi) su un sentiero settennale. La correzione è già considerata nel Def ma il percorso di risanamento, mirato ad alleggerire un debito che resta "un fattore di vulnerabilità" per l'economia del Paese, si tradurrà anche in un "limite alla possibilità di effettuare interventi in disavanzo"
Il taglio del cuneo
- A far discutere è soprattutto il taglio del cuneo, di cui si discuterà nei prossimi mesi. Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la misura, se confermata a livello strutturale, creerebbe una “trappola di povertà” a ridosso delle soglie di reddito di 25 mila e 35 mila euro. Il governo, però, per il momento fa muro e ne ribadisce la proroga come primo impegno: come ha dichiarato il ministro Giorgetti, “la misura è un must, un impegno inderogabile, e sarà fatto senza deficit aggiuntivo”
Per approfondire: Famiglie, dalla riforma Irpef al taglio del cuneo: quanto hanno guadagnato? La simulazione