I principali risultati del nuovo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale descrivono come "nuovo paradosso italiano" la voglia di lavorare meno e il mercato del lavoro dinamico. Per il 52,1% la propria occupazione attualmente influenza meno la vita privata rispetto al passato, mentre l'84,3% vorrebbe potenziare il welfare aziendale
Ridurre il tempo di lavoro è l'obiettivo per il futuro di oltre sei occupati italiani su dieci. E spesso le dimissioni sono una fuga verso un lavoro migliore: tra i lavoratori con meno di 60 anni che si sono dimessi dal lavoro, il 67% entro tre mesi si è ricollocato in un altro impiego. Sono i principali risultati del nuovo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale che descrive come "nuovo paradosso italiano" la voglia di lavorare meno e il mercato del lavoro dinamico. I dati indicano che il 67,7% degli occupati italiani in futuro vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro: lo desidera il 65,5% dei giovani, il 66,9% degli adulti e il 69,6% degli over 50. Già oggi il 30,5% degli occupati (il 34,7% tra i giovani) dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando gli straordinari, le chiamate o le mail fuori dall'orario di lavoro ed eseguendo solo quel che gli compete per mansione.
Dinamismo e aumento della stabilità
Per il 52,1% degli occupati il lavoro attualmente influenza meno la vita privata rispetto al passato, perché si dedica ad attività e ha valori che reputa più importanti. Condivide tale condizione il 54,2% dei giovani, il 50,1% degli adulti e il 52,6% degli anziani. Quasi il 28% ha rinunciato a un lavoro migliore di quello attuale perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione. Il rapporto Censis-Eudaimon sottolinea il dinamismo del mercato del lavoro italiano che vede un livello record di occupazione e un aumento della stabilità. In questo contesto l'81,8% degli occupati sa cos'è il welfare aziendale (il 32,7% in modo preciso e il 49,1% a grandi linee), mentre nel 2018 era il 60,2%.
L'84,3% vorrebbe potenziare il welfare aziendale
In questo contesto il welfare aziendale, secondo il rapporto, "può diventare uno degli strumenti migliori per trattenere o attrarre i lavoratori". Tra i lavoratori che ne beneficiano l'84,3% lo vorrebbe potenziato, e tra coloro che non ne beneficiano l'83,8% vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda. Inoltre, il 79,5% degli occupati apprezzerebbe un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. In generale, il 61,5% degli occupati reputa adeguata l'attenzione aziendale in relazione alle esigenze dai lavoratori con figli, il 71% quella alle esigenze delle donne che rientrano dalla maternità, il 62,9% alle esigenze delle persone con una salute fragile, e il 52,3% alle condizioni basiche dei lavoratori, ad esempio la sicurezza. Invece, per il 61,7% degli occupati l'azienda non è abbastanza attenta al benessere psicofisico generale di tutti i lavoratori, anche di quelli senza problematiche specifiche. Sottolineano di più questo deficit di attenzione aziendale gli impiegati (62,3%) e gli operai (68,4%).