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Superbonus 110% e Bonus facciate, il costo sui conti pubblici è stato di 135 miliardi

Economia
©IPA/Fotogramma

Fra il 2020 e il 2023 il peso delle due agevolazioni in termini di deficit equivale a circa cinque Leggi di Bilancio. Inoltre fino al 2026-2027 scadranno anche molti crediti fiscali e il ministero dell’Economia dovrà prevedere almeno 22 miliardi di maggior debito pubblico all’anno. Quando le misure furono varate le stime parlavano di una spesa prevista di 40 miliardi

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Sale ancora il conto del Superbonus. I dati Enea aggiornati al 31 gennaio certificano che il totale degli investimenti ammessi a detrazione ammonta a poco più di 107 miliardi di euro dai 102,7 di fine dicembre. Le agevolazioni per gli investimenti su lavori conclusi (pari ormai al 91,6% del totale) salgono a 98 miliardi di euro. Le detrazioni maturate per i lavori conclusi a carico dello Stato ammontano complessivamente a 107,37 miliardi, in deciso aumento rispetto ai 99,7 miliardi di fine dicembre, e gli edifici coinvolti sono quasi 472mila. "Più passa il tempo, più l'impatto del Superbonus sui conti dello Stato diventa disastroso. Nel dicembre scorso l'ammontare è salito a 135 miliardi di spesa. Più o meno, cinque manovre di bilancio", dice il senatore Guido Liris, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Bilancio.

Crediti fiscali e stime sbagliate

Anche un’analisi de Il Corriere della Sera parla di 135 miliardi, ricordando che fino al 2026-2027 scadranno anche molti crediti fiscali e il ministero dell’Economia dovrà prevedere almeno 22 miliardi di maggior debito pubblico all’anno. Inoltre, ricorda il quotidiano di via Solferino, c’è stato un grosso problema con le stime. Al momento della nascita del Superbonus 110% e del Bonus facciate la spesa prevista era di 40 miliardi, poi rivista lo scorso anno a 85 miliardi. La realtà però è che alla fine del 2023 i numeri parlavano di 112 miliardi di Superbonus contro i 35 previsti, e 26,5 miliardi di Bonus facciate contro i 5,9 stimati.

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La questione Eurostat

I crediti del 2023, spiega Il Corriere della Sera, con sconto e cessione del credito “sono stati considerati spesa pubblica, da scontare tutta nell’anno in cui è maturata la detrazione”. Senza quegli strumenti, però, per Eurostat sono “una minore entrata che si spalma per tutta la durata della detrazione”. L'Ufficio statistico dell'Unione europea a marzo esaminerà la questione per capire quanti crediti non sono stati utilizzati: il rischio è che si decida di tornare al vecchio criterio contabile che farebbe crescere la spesa pubblica dei prossimi anni. “Tutti i bonus edilizi hanno generato circa 165 miliardi di crediti di imposta (135 il 110% e il Bonus facciate, 30 gli altri) - spiega il quotidiano - Ma quelli finora compensati, cioè portati all’incasso, sono poco più di 25. In giro, dunque, restano ancora 140 miliardi di crediti di imposta da compensare negli anni. Difficile che tutti trovino capienza nei debiti fiscali di chi li possiede. E venderli, dopo lo stop delle banche, è anche più difficile”.

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