Irpef, si lavora per confermare il taglio delle aliquote anche per il 2025. Cosa sappiamo
Il governo studia le prossime tappe della riforma fiscale. Per l’anno prossimo si cercherà di abbassare la tassazione per le classi medie, più penalizzate dall'attuale meccanismo. Il viceministro Leo ha già indicato più volte l'obiettivo di arrivare a 2 aliquote. Cantiere aperto anche sul fronte delle imprese, per le quali si punta a ridurre l'Ires, ma se l'azienda assume o fa investimenti qualificati. Per riproporre il taglio Irpef si punta sul nuovo concordato preventivo biennale per le partite Iva
- Confermare anche per il 2025 il taglio delle aliquote Irpef. Con una attenzione particolare, questa volta, ai redditi medi. Il governo traccia i contorni delle prossime tappe della riforma fiscale. La vera sfida, però, si gioca sul fronte delle risorse. Il Ministero dell'Economia punta tutto sui nuovi strumenti per rendere il fisco più “collaborativo”. E ribatte alle accuse di nuovi condoni: l'obiettivo - assicura il ministro Giorgetti - è ridurre l'evasione. Nel cantiere della riforma dell'Irpef il solco è già tracciato
- "Per gli anni prossimi sicuramente il nostro impegno sarà di riconfermare la riduzione delle aliquote", spiega il viceministro dell'Economia Maurizio Leo al Forum dei commercialisti. Quest'anno l'avvio della primo modulo della riforma ha ridotto gli scaglioni da quattro a tre, con l'accorpamento al 23% delle prime due fasce di reddito (fino a 28mila euro)
- Nel 2025 potrebbe arrivare anche qualcosa di più: l'attuale meccanismo a 3 aliquote "penalizza le classi medie" e "quindi vogliamo abbassare la tassazione per le classi medie", dice Leo, che ha già indicato più volte l'obiettivo di arrivare a 2 aliquote. Cantiere aperto anche sul fronte delle imprese, per le quali si punta a ridurre l'Ires, ma se l'azienda assume o fa investimenti qualificati
- Il taglio dell'Irpef, costato circa 4 miliardi, è finanziato solo per un anno. Per riproporlo il governo punta sulle nuove armi a disposizioni del Fisco, a partire dal nuovo concordato preventivo biennale per le partite Iva
- Se i contribuenti vi aderiscono, "già nel 2025 si potrà vedere come intervenire ulteriormente in materia di Irpef", dice Leo, che difende il nuovo meccanismo destinato a oltre 4 milioni di contribuenti tra forfettari e soggetti Isa (cui vengono applicati gli Indici sintetici di affidabilità, i vecchi studi di settore): nessun aiuto agli evasori, "lungi da noi l'idea di fare condoni", assicura, cerchiamo di "portare più su i contribuenti e farli dichiarare correttamente il loro reddito”
- Si guarda con speranza anche alla riforma della 'cooperative compliance' per le imprese: l'appeal è andato "crescendo", fino a raggiungere "al 31 dicembre circa 111" soggetti di grandi dimensioni, fa sapere il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini; ora che le modifiche della riforma ne ampliano ulteriormente la platea, ci si aspetta "un maggiore interesse"
- La riforma fiscale, dunque, procede a pieno ritmo. La sua attuazione "è in linea con gli obiettivi del Pnrr, che prevedono tra l'altro la creazione di un sistema fiscale efficiente e definito e la riduzione dell'evasione fiscale", mette in chiaro il ministro Giorgetti
- Sul tax gap interviene anche Ruffini, spiegando che "le misure messe in campo negli ultimi anni hanno dato i frutti auspicati e sono state efficaci": nel 2016-2021 "la differenza tra le somme attese e quelle entrate si è ridotta di circa un quarto, 24 miliardi"
- Ma al di là del fisco, il governo segue con attenzione la situazione economica internazionale. Il ministro Giorgetti non nasconde le "difficoltà" legate alle "incertezze geopolitiche in continua evoluzione", ma evidenzia come il comportamento adottato dal governo abbia "maturato la fiducia dei risparmiatori italiani, che sono tornati a sottoscrivere i nostri titoli di Stato, e quella degli osservatori internazionali, con i giudizi positivi delle agenzie di rating"
- Il ritorno delle famiglie ai titoli pubblici è confermato anche dai numeri dell'Istat e della Banca d'Italia, che certificano anche quanto l'inflazione eroda le loro ricchezze: alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane, pari a 10.421 miliardi, si è ridotto in termini reali del 12,5% per l'inflazione