Pensioni, per le lavoratrici il governo studia l’uscita “mobile” a 63 anni: cosa sappiamo
Uno dei temi più spigolosi per la manovra è il sistema delle pensioni. Allo studio la possibilità di uniformare l’età di pensionamento delle lavoratrici a quella dei lavoratori, con l’eventualità di anticiparla di uno o due anni per alcune specifiche categorie. Tutto confermato per quanto riguarda l’indicizzazione all’inflazione, che vedrà modifiche migliorative per chi prende dalle 4 alle 5 volte il minimo e peggiorative per chi prende 10 volte il minimo
- Nell’ambito della Manovra, che nelle prossime settimane verrà discussa dalle Camere, uno dei temi più spigolosi è quello inerente le pensioni, punto sul quale i tecnici di governo stanno studiando le migliori soluzioni
- In particolare, sotto la lente dell’esecutivo ci sarebbero ancora le rivalutazioni, le misure per agevolare il cumulo e alcuni ritocchi da apportare al sistema di adeguamento all’aspettativa di vita, che comunque rimarrà bloccato fino al 2026 per tutte le uscite anticipate, come peraltro già previsto dalle regole della vecchia Quota 100
- Tra le misure che andranno perfezionate ci sono soprattutto quelle che riguardano i requisiti per l’uscita anticipata delle lavoratrici, dopo lo stop a Opzione donna, e la creazione di uno strumento unico di pensionamento per i lavoratori cosiddetti “fragili”, nella quale verrà assorbita anche l’Ape sociale
- L’idea è quella di consentire alle donne di accedere all’indennità di accompagnamento alla pensione di vecchiaia intorno ai 63 anni (e 5 mesi, come per gli uomini), ma c’è anche la volontà di rendere “mobile” questa soglia, immaginando un eventuale abbassamento di uno o di due anni per alcune specifiche categorie
- Altra ipotesi è quella di alleggerire anche l’anzianità contributiva richiesta, che per lavoratrici che, secondo quanto prospettato da Palazzo Chigi, si dovrebbe aggirare sui 35 anni. Un’ipotesi che, per il momento, non sembra essere molto suffragata dal momento che si vorrebbe rendere mobile soltanto il fattore anagrafico
- Ci sono più certezze, invece, per quanto riguarda il meccanismo di rivalutazione degli assegni pensionistici. Sembra infatti confermata l’indicizzazione all’inflazione del 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo Inps
- Ci saranno però delle modifiche, che riguarderanno soprattutto i trattamenti che vanno dalle 4 alle 5 volte il minimo, che salirà dall’85 al 90%, e quelli della “fascia” più ricca, ovvero sopra 10 volte il minimo, che potrebbero scendere dal 32 al 22% con un taglio secco di 10 punti percentuali
- È ormai dato per acquisito il passaggio da Quota 103 a Quota 104 (cioè 63 anni d’età e 41 di versamenti) ma andrà valutato il meccanismo di “premi” e penalizzazioni di questo canale d’uscita, come ha evidenziato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti
- Secondo quanto previsto dal sistema, chi deciderà di ritardare l’uscita dal lavoro potrà beneficiare dello stesso incentivo introdotto quest’anno, che prevede di lasciare nella busta paga del lavoratore la trattenuta contributiva del 9,19 per cento
- Discorso diverso per quanto riguarda, invece, chi decide di uscire: tra le ipotesi in discussione c’è l’idea di far scattare una sorta di “tetto” alla misura massima della pensione erogabile, che resterebbe tale fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia