Tassa profitti banche, c'è la bozza: o pagano o rafforzano il capitale
EconomiaIntesa trovata nella maggioranza, dopo una lunga trattativa: c'è la bozza del testo che arriverà in Parlamento. Cambia il tetto massimo del prelievo, e soprattutto gli istituti potranno scegliere: o pagano subito, o mettono 2,5 volte la somma nel capitale della banca, allo scopo di rafforzare il patrimonio. A rischio il gettito atteso dal Governo di 2,5 miliardi
Accordo raggiunto nella maggioranza sulla tassa sugli extraprofitti delle banche. Dopo una lunga e difficile trattativa: la norma era stata inserita, a sorpresa, nel decreto dell’8 agosto, per tassare i cosiddetti "extraprofitti", ossia i soldi guadagnati in più dalle banche grazie al forte aumento, nell'ultimo anno e mezzo, degli interessi incassati quando prestano denaro a famiglie e imprese.
Norma che subito aveva suscitato polemiche (Forza Italia la componente della maggioranza più scettica) e dubbi (anche da parte della BCE, che il 13 settembre aveva inviato una lettera a Roma avanzando timori su “danni alla fiducia e aumento dell’incertezza normativa”).
Tetto allo 0,26% degli attivi, ma escludendo i titoli di Stato
Due le modifiche principali, rispetto al testo del decreto, che saranno oggetto di un emendamento in sede di conversione in legge in Parlamento. Anzitutto, il tetto massimo sarà dello 0,26% “dell’attivo medio ponderato”, una voce di bilancio che esclude di fatto i profitti fatti coi titoli di Stato. L’ipotesi iniziale era dello 0,1% “degli attivi della banca”, quindi una percentuale più bassa ma su una voce molto più ampia. I primi calcoli degli esperti, basandosi sul dato complessivo (comunicato da Bankitalia) di circa 3mila miliardi di attivi delle banche italiane, avevano stimato in poco più di 3 miliardi il gettito massimo ipotizzabile per questa nuova imposta.
Imposta che viene parametrata sull’ultimo biennio. Entrando nel dettaglio, si calcola “applicando un’aliquota del 40% sull'ammontare del margine di interessi” dell'esercizio 2023 “che eccede per almeno il 10% il medesimo margine” dell'esercizio 2021. La versione precedente veniva calcolata in modo differente sul bilancio 2022 (eccedenza del 5%) e su quello 2023 (eccedenza del 10%).
Scelta della banca: pago o imputo a riserva
In secondo luogo – e soprattutto, verrebbe da dire – le banche potranno scegliere tra il versare subito la tassa o congelarla, destinando due volte e mezzo l’importo dovuto “a una riserva non distribuibile”, si legge nella bozza che circola in queste ore. Andrà cioè a rafforzare gli indici di solidità patrimoniale delle banche. L’imposta sarà pagata, se ne deduce, solo se quel patrimonio venisse distribuito agli azionisti sotto forma di dividendo.
Altra novità importante riguarda la destinazione di questo gettito: si allarga, perché oltre che a ridurre la pressione fiscale di famiglie e imprese, andrà anche a rifinanziare il fondo di garanzia costituito presso il Mediocredito Centrale che assicura i prestiti delle banche a favore delle piccole e medie imprese.
Gettito atteso dal Governo a forte rischio
Tutti questi elementi si leggono nella bozza dell'emendamento del Governo che dovrebbe essere depositata nelle prossime ore in Senato, in vista della discussione sulla conversione in legge del decreto emanato a inizio agosto. Col nuovo quadro normativo che emerge, il gettito atteso dal Governo, che è di circa 2 - 2,5 miliardi, potrebbe ridursi sensibilmente. Per numeri verosimili, bisogna attendere le prime simulazioni degli esperti.