In pensione con il part-time, governo valuta modello scandinavo: ecco come funziona
La tanto attesa riforma delle pensioni non è ancora arrivata, e dopo la pausa estiva il governo torna a lavorare alle novità da introdurre. Si fa riferimento a un modello che arriva direttamente dal nord Europa, ovvero una sorta di pensione part-time: scopriamo come funziona
Con il governo Meloni insediato ormai da quasi un anno, c'è attesa per quanto riguarda la riforma delle pensioni promessa in campagna elettorale dalla coalizione di centro destra. Secondo il Corriere della Sera si starebbe pensando a un modello scandinavo, una sorta di pensione part-time
Un modello che si prefigge l'obiettivo di far uscire in anticipo chi è prossimo alla pensione, assumendo di conseguenza under 35. In Norvegia e Svezia questo consiste in una graduale riduzione dell'orario di lavoro che dura dai due ai tre anni (da qui il termine pensione part-time)
Si tratta quindi di un avvicinamento alla pensione graduale, non si smette immediatamente di lavorare, così da poter anche formare e trasferire le proprie competenze ai nuovi arrivati, facilitando il ricambio generazionale
In Svezia ad esempio i dipendenti pubblici continuano a lavorare almeno il 50% delle ore regolari per ottenere una pensione parziale. La richiesta di accedere a questo tipo di gestione del lavoro è applicabile dal compimento dei 61 anni fino al mese precedente a quello in cui compiono 65 anni
Nel paese scandinavo quindi un dipendente pubblico potrà chiedere vari livelli di pensione parziale (dal 10 al 50%), va da sè che in base al tempo impiegato nell'azienda dipenderanno gli importi percepiti dal lavoratore
L'idea del governo Meloni è quindi attuare questa modalità anche in Italia, sostanzialmente dividere tra metà stipendio e metà pensione gli introiti del lavoratore, che verserebbe comunque i contribuiti interamente, in modo da arrivare a 67 anni con la pensione piena
Questa soluzione eviterebbe i calcoli e le decurtazioni previste da Quota 103 e Opzione donna. Sarebbe però da valutare il problema relativo alle piccole e medie imprese, maggiormente in difficoltà per quanto riguarda la flessibilità sul lavoro
Rimarrà quindi, indica il Corriere della Sera, una sostanziale conferma di Quota 103, ovvero prepensionamento con 41 anni di contribuiti e 62 anni di età. Niente da fare per Quota 41, troppo costoso (5 miliardi di euro l'anno) per il sistema pensionistico italiano