Cina, colosso immobiliare Evergrande chiede ristrutturazione debito

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La crisi del settore immobiliare cinese spaventa l'economia mondiale: il gigante Evergrande ha chiesto una procedura di "bancarotta protetta", ossia una ristrutturazione del debito, e ora trema tutta l'economia del Dragone. La banca centrale di Pechino si dice pronta a intervenire.

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Una svolta improvvisa, proprio quando sembrava che la crisi potesse esser superata in qualche modo: invece China Evergrande, il gigante cinese dell’immobiliare in difficoltà da tempo, ha presentato istanza in un tribunale di Manhattan per chiedere la protezione dai creditori. 

La montagna di debiti accumulata è infatti spaventosa, oltre 330 miliardi di dollari, e la richiesta di “bancarotta protetta”, secondo la legge fallimentare americana, serve proprio per rendere non aggredibili i beni che la società possiede negli States.

Il gruppo basato a Shenzhen ha emanato una nota con cui "desidera chiarire che la società sta portando avanti la sua ristrutturazione del debito offshore (ossia contratto in Paesi esteri, ndr) come previsto. L'istanza (ex capitolo 15 della legge fallimentare USA, depositata a New York, ndr) è una normale procedura di ristrutturazione del debito offshore e non comporta istanza di fallimento": così si legge in una comunicazione inviata da Evergrande alla Borsa di Hong Kong, dove i titoli sono sospesi dalle contrattazioni da marzo 2022.

Nonostante queste precisazioni, le preoccupazioni restano tutte, come testimonia il tonfo della borse di Shanghai (-1%) e Shenzhen (-1,7%).

 

Paura per timori di contagio, tonfo delle borse cinesi

Si teme l’effetto contagio, su un settore che vede in difficoltà già altri colossi, come Country Garden e Zhongzhi Enterprise, tanto da indurre la Banca centrale cinese a gettare acqua sul fuoco, assicurando che “adeguerà e ottimizzerà le politiche immobiliari in modo tempestivo”, una formula burocratica spesso utilizzata dalla People bank of China che può far presagire interventi corposi, a riprova della gravità della crisi.

Evergrande è ormai da tempo simbolo della crisi immobiliare del Dragone, strozzata da problemi finanziari a causa di un debito monstre e della stretta ai prestiti bancari decisa due anni fa da Pechino: il gigante di Shenzhen alza bandiera bianca proprio mentre crescono i timori di ‘effetto domino’ su tutta l’economia cinese.

La crescita del pil è in rallentamento: nel secondo trimestre, solo +0,8% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, in chiara frenata; sia le esportazioni che i consumi interni segnano il passo; il mercato del lavoro ne risente, e con la disoccupazione giovanile che è schizzata oltre il 21% Pechino ha deciso di non pubblicare più il dato: ufficialmente, per ripensare i criteri di calcolo.



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