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Intelligenza artificiale, quali sono le categorie di lavoratori a rischio

Economia

Silvia Donnini

©IPA/Fotogramma

Secondo uno studio del McKinsey Global Institute, alcune categorie di dipendenti potrebbero essere costrette a cambiare occupazione entro il 2030 a causa dell'impatto delle nuove tecnologie. Ecco quali sono

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Entro il 2030 alcune categorie di lavoratori potrebbero essere costrette a cambiare occupazione a causa dell’intelligenza artificiale. A dirlo è un nuovo studio del McKinsey Global Institute che ha esaminato l’impatto delle nuove tecnologie sulle professioni e il modo in cui l’IA potrebbe influenzare il lavoro negli anni a venire.

Il report del McKinsey Global Institute

I ricercatori del McKinsey prevedono che, entro il 2030, circa 11,8 milioni di lavoratori negli Stati Uniti si troveranno nella condizione di dover scegliere un nuovo impiego. Michael Chui, esperto dell’istituto statunitense, ha dichiarato - come riporta Insider - che le professioni più a rischio riguarderanno principalmente i settori relativi al supporto tecnico, il servizio clienti e il servizio ristorazione e, infine, il lavoro di produzione. Secondo lo studio, i dipendenti che percepiscono salari più bassi, molto probabilmente, risentiranno maggiormente dell’impatto dell’intelligenza artificiale, con una probabilità fino a 14 volte superiore di dover cambiare occupazione entro i prossimi 7 anni.

I fattori determinanti del cambiamento

I ricercatori del McKinsey hanno evidenziato alcuni fattori chiave che potrebbero indurre profondi cambiamenti in determinate categorie di impiego. Il primo riguarda, senza dubbio, l’automazione delle nuove tecnologie: con l’aumento dei software di intelligenza artificiale generativa (come ChatGPT), alcune attività lavorative diventeranno completamente automatizzate, portando così a una riduzione della domanda di lavoro. Un altro fattore riguarda invece gli acquisti online. “Se le persone spendono più nell'e-commerce che nella vendita al dettaglio fisica, in futuro potremmo avere meno bisogno di un venditore che lavora in un negozio”, afferma Chui. Esiste anche un terzo elemento determinante: l’invecchiamento della popolazione e i conseguenti cambiamenti nei modelli di spesa. Secondo il rapporto, diverse esigenze dei cittadini potrebbero portare a una minore domanda di alcune tipologie di impieghi e un aumento della richiesta per altre. 

Gli impiegati

Gli impiegati rientrano nella categoria delle occupazioni che potrebbero subire non poche modifiche entro il 2030 per l’impatto delle nuove tecnologie.

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I venditori al dettaglio

Gli esercenti che possiedono negozi al dettaglio rappresentano una categoria che, con l’incremento dell’e-commerce e lo shopping online, potrebbe assistere a una diminuzione della domanda di lavoro.

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Gli assistenti amministrativi

Anche coloro che svolgono un’attività di supporto per gli enti pubblici appartengono alle professioni che, secondo il rapporto statunitense, potrebbero essere a rischio entro il 2030.

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Gli addetti alle vendite

I commessi o i cassieri rientrano tra le categorie di lavoratori che potrebbero subire una diminuzione della richiesta entro i prossimi anni.

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Le categorie a rischio

Secondo gli esperti, queste professioni potrebbero diminuire di oltre 600mila posti negli anni a venire. Il motivo principale sta nel fatto che impieghi di questo tipo “coinvolgono una quota elevata di attività ripetitive, raccolta ed elaborazione elementare dei dati: tutte attività che i sistemi automatizzati possono gestire in modo efficiente”, conclude Chui.