Pnrr, 300 milioni di euro per 6 milioni di alberi. Ma l’Italia rischia di perderli
EconomiaLa Corte dei Conti ha lanciato l’allarme: in molte delle 14 città metropolitane interessate non si è andati oltre la fase di pianificazione. A Milano addirittura - dove c’è un problema di spazio e si chiede una modifica al bando - nessun progetto è stato presentato. E per quanto riguarda gli oltre un milione e mezzo di alberi che andavano piantati entro il 31 dicembre 2022 c’è da capire se l’obiettivo sia stato raggiunto: al centro la questione dell’equiparazione fra semi e piante vere e proprie
Uno degli obiettivi stabiliti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza è quello di piantare 6,6 milioni di alberi entro la fine del 2024 in 14 città metropolitane italiane esposte a problemi ambientali e di inquinamento atmosferico, tra cui Milano, Roma, Torino, Genova, Bari e Messina. Un traguardo per il quale è stato stabilito un finanziamento di 330 milioni di euro, che però l’Italia potrebbe veder sfumare. L’allarme arriva dalla Corte dei Conti, e i problemi alla base di questo ambizioso progetto sono vari, a partire da quello dell’equiparazione fra semi e piante vere e proprie.
Poche città sono andate oltre la fase di progettazione
La Corte dei Conti ha ricordato che oltre ai 6,6 milioni di alberi da piantare entro il 2024, 1.650.000 andavano piantati entro il 31 dicembre 2022. E le criticità riscontrate riguardano sia i progetti già finanziati con risorse nazionali e poi confluiti nel Pnrr (i "progetti in essere") - per i quali sono stati riscontrati ritardi nella piantumazione degli alberi, oltre all'inefficacia della loro messa a dimora, con piante rinvenute, in alcuni casi, già secche - sia i progetti cosiddetti "nuovi", per i quali la piantumazione è risultata appena avviata. I controlli svolti dai Comandi territoriali dei Carabinieri hanno rilevato che solo alcune città metropolitane sono andate oltre la fase di progettazione.
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La questione dei semi
Inoltre, rileva la Corte dei Conti, la quasi totalità delle città ha piantato in vivaio semplici semi, invece di collocare piante già cresciute. I magistrati contabili, dubitando dell'effettiva equivalenza tra coltivazione dei semi e piantumazione di alberi già adulti hanno invitato - ai fini della corretta realizzazione del progetto - il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica ad acquisire un pronunciamento certo in materia da parte della Commissione europea e a vigilare sia sulla corretta ed efficace esecuzione dei lavori in ogni città interessata, sia sulla tempestiva attuazione delle fasi successive del Piano, per scongiurare ritardi in grado di pregiudicare il raggiungimento dell'obiettivo legato ai 6.600.000 alberi da piantare entro il 31 dicembre 2024. In sostanza, non è ancora certo che l’obiettivo stabilito per fine 2022 sia stato effettivamente raggiunto, perché non è ancora chiaro se i semi piantati siano equiparabili alle piante vere e proprie.
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Piante secche o mai piantate
In altri casi, riporta Pagella Politica, durante i controlli dei Carabinieri gli alberi piantati sono stati trovati già secchi. A Torino, per esempio, nell’ambito di alcuni progetti il numero di “piante morte” è stato pari al “100 per cento”. Mentre a Genova l’impresa vincitrice del bando ha dichiarato di aver piantato quasi mille piante, cosa che però sembra non essere vera.
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A Milano problemi di spazio e nessun progetto
Un altro caso è quello di Milano dove, riporta Il Corriere della Sera, non solo non è partito alcun progetto, ma non ne sono stati proprio presentati. Qui il problema è lo spazio: in città non ci sono zone disponibili che siano abbastanza grandi per dar vita a nuove foreste. L’Europa infatti ha previsto che le aree siano di almeno 3 ettari, di modo che abbiano un reale impatto sull’ambiente. E così il capoluogo milanese, dopo i controlli dei Carabinieri, ha chiesto una modifica al bando: “Da quanto riferito sia dalla Città metropolitana, che dal Comune di Milano, sono state avanzate richieste al ministero di una modifica del bando per renderlo effettivamente fruibile ed evitare che, anche per le altre annualità, non si riesca ad approvare progetti adeguati”.