
Petrolio russo, scattano embargo e price cap: gli effetti sul prezzo di benzina e diesel
L’intesa è stata firmata tra i 27 Paesi dell’Ue, tra i membri del G7 e l’Australia. Le misure saranno applicate su tutti i prodotti petroliferi raffinati e importati dalla Russia verso l'Ue via mare. Intanto però si alzano le preoccupazioni per i nuovi rincari, come sottolinea Assoutenti

Embargo e price cap su tutti i derivati dell'oro nero russo: due armi in un colpo solo per "far pagare a Putin il prezzo della sua atroce guerra", come ha detto la stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. L’intesa è stata firmata tra i 27 Paesi dell’Ue, tra i membri del G7 e l’Australia
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Una mossa a due volti: un embargo – già concordato all'inizio del dicembre scorso - su tutti i prodotti petroliferi raffinati e importati dalla Russia verso l'Ue via mare, e una tagliola fissata tra i 100 e i 45 euro al barile per le esportazioni - sempre marittime - dirette verso i Paesi terzi. Massimali di prezzo che consentiranno alle compagnie di navigazione che trasportano diesel, cherosene o nafta di origine russa di operare in Occidente solo con prezzi al di sotto del cap previsto
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Il nuovo accordo sul cap, disegnato per ridurre ulteriormente gli introiti del Cremlino ed erodere il finanziamento delle manovre militari in Ucraina, è distinto per categoria: a 100 dollari al barile si posizionano tutti i prodotti di alta qualità come il diesel o il cherosene avio, il cosiddetto 'jet fuel', mentre a 45 ci sono i prodotti di bassa fascia come la nafta o l'olio combustibile
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Per i Paesi terzi comunque l'aggiornamento del listino dei prodotti petroliferi russi non sarà immediato: i 27 hanno deciso di concedere un periodo di transizione di 55 giorni per ragioni di contratti e di trasporto, soprattutto per quanto riguarda il diesel
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La forchetta di prezzo è un ulteriore tassello che si aggiunge al tetto già licenziato sul finire del 2022 sul greggio russo e fissato a 60 dollari al barile, e all'embargo al petrolio - azionato il 5 dicembre scorso - che contempla il divieto di acquisto, importazione o trasferimento di petrolio greggio per via marittima dalla Russia all'Ue

Intanto però si alzano le preoccupazioni per i nuovi probabili rincari, come sottolinea Assoutenti: "Verrà meno un milione di barili al giorno provenienti dalla Russia, spingendo i vari Paesi a rifornirsi di benzina e gasolio presso altri Stati come Cina e Stati Uniti, con conseguenti maggiori costi di trasporto, senza contare le possibili speculazioni legate alla corsa agli accaparramenti" - spiega il presidente Furio Truzzi

“I listini alla pompa potrebbero così toccare in Italia nuovi record, considerato che già oggi sulle autostrade il gasolio in modalità servito è tornato a superare quota 2,5 euro al litro su diverse tratte", continua Truzzi

Il business dei carburanti secondo uno studio diffuso da Assoutenti – che ha messo a confronto i dati del 2012 con quelli del 2022 – ha fruttato in Italia lo scorso anno 9,4 miliardi di euro solo a titolo di "extra-profitti". La quotazione media del secondo semestre del 2012 era pari a 109,85 dollari al barile, scesa a 94,65 dollari di media del 2022 (secondo semestre). Nello stesso periodo il cambio euro/dollaro è passato da una media di 1,32 a una media di 1,04, con la conseguenza che in euro un barile di petrolio è aumentato in 10 anni del +9,4%

Nello stesso arco temporale i prezzi medi dei carburanti alla pompa (senza tasse e imposte) salgono del +23,4% per la benzina (da 0,757 a 0,934 euro/litro) e del +38% per il gasolio (da 0,800 a 1,104 euro/litro). Se si considera anche l'inflazione registrata tra il 2012 e il 2022 in Italia, l'extra-profitto derivante dalla differenza tra i prezzi del petrolio e quelli dei carburanti raggiunge 0,190 euro/litro per la benzina, 0,264 euro/litro per il gasolio

Questo significa che, sulla base dei consumi di carburante registrati in Italia nel 2022, pari a 10.384 miliardi di litri di benzina e 28.526 miliardi di litri di diesel, lo scorso anno grazie alla crescita dei listini alla pompa si sono registrati extra-profitti per 9,39 miliardi di euro: 1,973 miliardi sulla verde, 7,417 miliardi sul gasolio

Soldi che sono usciti dalle tasche dei cittadini per finire in quelle di compagnie petrolifere, intermediari e distributori. "Extra-profitti che ora finiscono al vaglio di Antitrust, Mister Prezzi e del Ministro delle Imprese Adolfo Urso, cui abbiamo girato il nostro studio allo scopo di verificare l'esistenza di fenomeni speculativi sui carburanti che abbiano prodotto guadagni enormi per pochi e danni economici per milioni di automobilisti italiani", conclude il presidente Furio Truzzi
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