Pensioni, riforma al via: attriti fra governo e sindacati

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Per il leader della Cgil Maurizio Landini il primo incontro con l'Esecutivo non è andato bene. Per la ministra del Lavoro Marina Calderone i sindacati hanno inviato tardi le loro proposte. Parte così la riforma della previdenza: in primo piano l'età per poter lasciare il posto

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Riparte il cantiere sulle pensioni, con l’obiettivo di terminare la stagione degli interventi tampone, cioè mettere fine alla girandola di deroghe che periodicamente ridisegnano il sistema per avere l’assegno dell’Inps. Meccanismi che, come quello attuale col quale si può lasciare – ma solo nel 2023 - il lavoro con 41 anni di contributi e 62 di età, anticipano il requisito anagrafico (67 anni) stabilito oltre dieci anni fa con la legge Fornero.

L'età effettiva in cui si va in pensione in Italia

Tanto che nel nostro Paese l’età media in cui si va in pensione è di 63 anni e mezzo. Presto per dire quale sarà il punto di approdo del confronto fra governo e sindacati, al primo di una lunga serie di incontri dove non sono mancate le tensioni.

Botta e risposta fra sindacati e governo

Il leader della Cgil Maurizio Landini lamenta che non ha avuto risposte né sui tempi né sulle risorse, ricordando che i sindacati vogliono raggiungere un accordo entro aprile, quando l’Esecutivo dovrà decidere come impegnare i soldi pubblici. La ministra del lavoro Marina Calderone parla di partenza “proficua”, della necessità di criteri certi ma avrebbe anche lanciato una stoccata ai sindacati per il ritardo con cui avrebbero inviato le loro proposte.

La proposta di Cgil, Cisl e Uil

Cgil, Cisl e Uil chiedono che si possa andare in pensione a partire dai 62 anni e senza troppe penalizzazioni sull’assegno oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Soluzioni che non appaiono lontane da quelle caldeggiate in alcuni settori della maggioranza ma che devono fare i conti con le risorse disponibili.

Il nodo risorse e il peso dei costi del welfare

Cambiare con questi parametri vorrebbe dire aumentare una spesa che, secondo Itinerari Previdenziali, oggi è sostenibile ma sulla quale pesano (con una forte crescita negli ultimi anni) i costi per l’assistenza: indennità per invalidi, pensioni sociali e tante altre misure, fra le quali il Reddito di Cittadinanza, non coperte ovviamente dai contributi come le pensioni di anzianità.

 

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