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Speculazione sul carburante? No, gli aumenti sono in linea con le accise: ecco i dati

Economia

Lorenzo Borga

Le rilevazioni del Ministero dell'Ambiente e di Staffetta Quotidiana non mostrano rialzi medi superiori all'aumento delle accise. LO SKYWALL

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Il taglio dello sconto sulle accise ha causato il rialzo dei prezzi alla pompa di benzina e gasolio. Le associazioni dei consumatori hanno accusato il settore petrolifero di "speculazione" e la Guardia di Finanza sta svolgendo un monitoraggio per verificare che i prezzi non aumentino in modo indebito.

I dati non mostrano "speculazione"

Ma cosa mostrano i numeri rilevati dal Ministero dell’Ambiente e dalle riviste specializzate? In realtà il confronto tra gli ultimi giorni dell’anno scorso – quando ancora gli automobilisti godevano di uno sconto di oltre 18 centesimi al litro – e i primi del 2023 indicano un aumento medio in linea con il taglio del contributo pubblico.

Secondo i numeri forniti da Staffetta Quotidiana, la benzina self è rincarata in media di 19 centesimi, da 1,63 a 1,8 euro al litro. E così è andata anche per il gasolio self service – da 1,77 a 1,96 euro – e per i prezzi del servito. Tutti rialzi molto vicini alla mancata conferma del taglio delle accise.

Prezzi più bassi rispetto ai record del 2022

Il prezzo del carburante ha vissuto 12 mesi sulle montagne russe. Prendendo ad esempio la benzina, le quotazioni sono salite da 1,7 euro di gennaio 2022 fino al record di marzo di quasi 2,2 in media. Ciò significa che i prezzi in autostrada e nelle regioni più remote d’Italia hanno raggiunti livelli ancora più alti. Non a caso a marzo è stato raggiunto il prezzo mensile record dal 1996, cioè da quando il Ministero dell’Ambiente monitora i listini.

 

È poi stato introdotto dal governo Draghi lo sconto sulle accise di oltre 30 centesimi al litro, che non è stato sufficiente però a riportare sotto i 2 euro la benzina. Nel corso dei mesi la riduzione delle quotazioni del greggio e il parziale recupero dell’euro sul dollaro (valuta in cui è venduta la materia prima) hanno permesso ai prezzi alla pompa di scendere fino a quasi 1,6 euro, meno di inizio anno. La fine dello sconto pubblico ha riportato in alto i listini, ma senza raggiungere i record segnati nel corso del 2022.

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Cosa è successo in Germania

Anche altri paesi europei hanno ormai ritirato gli aiuti sul carburante. La Germania per esempio, che aveva come l’Italia tagliato le accise durante l’estate, per poi ritirare lo sconto a settembre. Anche il governo guidato da Olaf Scholz aveva incaricato le l'antitrust tedesco di verificare che i prezzi non aumentassero eccessivamente una volta terminato il taglio.

Perché lo sconto non è stato prorogato

Per il governo italiano prorogare l’aiuto avrebbe significato dover trovare 500 milioni di euro al mese. Nel corso del 2022 il finanziamento era arrivato dal cosiddetto extra-gettito, cioè il maggior introito dall’Iva rispetto alle previsioni causato dal prezzo record. Mentre nei prossimi mesi queste risorse sono già state programmate e impiegate su altro, obbligando l’esecutivo a scegliere se rinnovare l’aiuto generalizzato o dismetterlo, come poi è accaduto.