Il meccanismo correttivo frutto dell'intesa raggiunta in settimana tra i Paesi Ue entrerà in vigore non prima di due mesi e comunque scatterà solo in presenza di condizioni molto restrittive. Importante sarà anche il fattore meteo. Non si esclude infine un “effetto boomerang” legato alle decisioni dei fornitori, che potrebbero trovare più conveniente dirottare i flussi verso altri acquirenti con impatti negativi sull'offerta
Dopo mesi di trattative, l'Unione europea ha finalmente raggiunto l'accordo sul price cap al gas russo ma benefici concreti sulle bollette degli italiani potrebbero farsi attendere ancora a lungo. Se infatti l'intesa ha fatto scendere il prezzo del future a gennaio sotto i 100 euro al megawattora sul Ttf di Amsterdam, come non accadeva da metà giugno, diversi fattori rischiano di mantenere invariato il costo delle utenze. Ecco quali sono.
Come funziona e il “nodo ritardo”
Secondo quanto deciso dai ministri dell’Energia europei, il price cap sarà fissato a 180 euro al megawattora e scatterà non prima di metà febbraio 2023. Anche solo per questo, prima di quella data, non ci si potrà dunque attendere alcun beneficio diretto dalla misura. Non solo. La sua attivazione sarà anche condizionata al verificarsi di due condizioni stringenti: il prezzo al Ttf con consegna per il mese successivo dovrà superare il tetto indicato per tre giorni lavorativi consecutivi e, nello stesso lasso di tempo, dovrà risultare superiore di almeno 35 euro al megawattora rispetto al costo di riferimento del Gnl nei mercati globali. Se queste ipotesi non si dovessero verificare, non si assisterà quindi ad alcuni meccanismo correttivo. C'è poi il tema del presunto “effetto boomerang”. Come riferito da fonti di mercato a S&P Global Commodity Insights, il price cap non avrebbe impatto sul flusso commerciale asiatico nel breve termine ma a lungo andare potrebbe restringere le forniture all’Europa inducendo alcuni fornitori a dirigere le vendite verso altri Paesi. Una circostanza capace a sua volta di riflettersi negativamente sui prezzi e quindi sulle bollette.
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Il meteo e le altre variabili
Un ruolo importante, in positivo o in negativo, potrebbe essere giocato anche dal meteo. A spiegarlo è stato direttamente il direttore dell'Arera Stefano Besseghini in un'intervista a Repubblica. “L'approvazione del price cap non porterà a un abbassamento dei prezzi”, ha detto. Poi ha spiegato: “Credo che al momento possano influire molto di più le condizioni del meteo. I prezzi prima delle decisione Ue stavano iniziando a salire perché era arrivato il freddo ma da qui alla fine anno le previsioni sono buone e le temperature ci aiutano a consumare di meno”. Non solo. “Ora bisognerà capire se i fornitori vorranno rinegoziare le condizioni commerciali. Molti contratti sono indicizzati alla variazione dei prezzi sui mercati finanziari e ora, con il tetto, questi soggetti potrebbero pretendere un aumento visto che poi, in caso di rincari, non potranno andare oltre una certa cifra», ha aggiunto Besseghini.