Caro-bollette e negozi in affitto, c'è il rischio morosità. Quali sono le vie di uscita
Da tempo le associazioni di riferimento per esercenti e commercianti chiedono alla politica di intervenire alleggerendo il peso economico dei contratti di locazione. Il Sole 24 Ore ha analizzato una serie di opzioni legali per evitare le conseguenze peggiori, dalla recessione alla stipula di nuovi accordi
La Manovra finanziaria preparata dal governo stanzia oltre 21 miliardi di euro in aiuti a imprese e cittadini per fronteggiare il caro-energia. Gran parte di questi fondi, come ha detto a Sky TG24 il vicepresidente della Camera e parlamentare di Forza Italia Giorgio Mulè (in foto), andrà in particolare “alle aziende, che viceversa sarebbero condannate al fallimento”
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Negli scorsi mesi, nonostante gli aiuti stanziati e prorogati più volte durante l’anno, le associazioni di categoria di commercianti ed esercenti hanno espresso la loro preoccupazione sulla possibilità per chi ha un immobile in affitto di pagare i canoni di locazione dovuti
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Per molti esercizi commerciali è infatti diventato un problema riuscire a pagare regolarmente i canoni. Come spiega Il Sole 24 Ore, i modi per evitare il rischio morosità sono diversi. Il locatore può ad esempio chiedere al proprio conduttore di spostare in avanti la scadenza di pagamento (senza aggiungere interessi)
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La richiesta potrebbe essere legittimata dalle norme del Codice civile, in particolare dell’articolo 1256, sottolinea sempre il quotidiano economico, perché la casistica ricade sotto l’impossibilità temporanea di adempiere la prestazione dovuta, dovuta a impedimenti obiettivi
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L'aumento vertiginoso dei costi energetici è infatti l’elemento di forza maggiore che andrebbe a esonerare il debitore dalle sue responsabilità, almeno fino a quando andranno avanti le difficoltà economiche dovute al caro-bollette
Assolutamente vietata dalla legge invece una modifica unilaterale delle condizioni di pagamento scelta soltanto dal conduttore
Quello che è importante è che ci sia quindi un accordo tra le parti. Oltre a una proroga dei termini di pagamento del contratto, scrive Il Sole 24 Ore, si potrebbe anche decidere di abbassare l’importo richiesto
Lo si può fare ad esempio con una stipula di un nuovo contratto, oppure con una ridefinizione di quello in corso. La norma di riferimento in questo caso è l’articolo 1467 del Codice civile. Il comma 1 prevede che “nei contratti contratti a esecuzione continuata o periodica, ovvero a esecuzione differita, se la prestazione di una delle parti è divenuta eccessivamente onerosa per il verificarsi di avvenimenti straordinari e imprevedibili, la parte che deve tale prestazione può domandare la risoluzione del contratto”
Il Sole evidenzia l'ipotesi della recessione del contratto. Il conduttore di un immobile, al verificarsi di gravi motivi, potrebbe infatti decidere di recedere da un contratto in corso
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