Reddito di cittadinanza, il taglio degli assegni arriva dall'inflazione

Economia

Lorenzo Borga

Gli assegni del reddito di cittadinanza si sono alleggeriti per l'inflazione di quasi il 15 per cento in quattro anni. E per chi riceve la pensione di cittadinanza è in arrivo una beffa.

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L'inflazione ha colpito tutti, in particolare i più poveri e deboli. Lo sanno i percettori di reddito di cittadinanza, che non viene aggiornato annualmente al tasso di inflazione. Nel corso del tempo - dal 2019 quando il sussidio è stato introdotto - l'assegno mensile ha dunque perso valore in termini reali.

Perdita di potere d'acquisto

I 780 euro percepiti nel 2019 da un single senza reddito e con un affitto da pagare ora valgono - secondo il simulatore di Istat - 665 euro, quasi il 15 per cento in meno. Sul conto bancario si continuerà a leggere la cifra di sempre, ma quegli stessi soldi varranno meno di prima con l'avanzare dell'inflazione. Con la stessa somma si potranno acquistare infatti meno prodotti e servizi, i cui prezzi sono cresciuti in modo deciso.

 

Se anche l'anno prossimo l'ammontare non dovesse essere ricalcolato la perdita di potere d'acquisto potrebbe continuare, e i 780 euro - secondo le stime del governo - scenderebbero in termini reali a 626. Così peraltro il governo vedrà ridursi automaticamente la spesa pubblica dedicata al reddito di cittadinanza, in percentuale al Pil.

Non solo il reddito di cittadinanza

La mancata indicizzazione del reddito di cittadinanza non è un caso isolato. Anche i massimali delle detrazioni fiscali non vengono aggiornati al costo della vita. Ma ci sono altre misure di welfare che invece godono del ricalcolo: le pensioni - che cresceranno in media del 7,3 per cento nel 2023 - e l'assegno unico per i figli.

La beffa della pensione di cittadinanza

Anche la pensione di cittadinanza - il corrispettivo del reddito per gli ultra67enni - non cresce con l'accelerare dell'inflazione, a differenza delle altre misure pensionistiche. Questo provoca un cortocircuito per le 173.314 persone che hanno percepito la pensione di cittadinanza nel 2022, che integra il reddito dei pensionati fino a farlo arrivare a un determinato livello.

 

Se questi pensionati riceveranno una rivalutazione di altri assegni previdenziali - per esempio l'assegno minimo - vedranno contemporaneamente scendere l'integrazione della pensione di cittadinanza, come conferma l'Inps a Sky TG24.

 

Facciamo un esempio concreto: un pensionato quest'anno ha ricevuto ogni mese l'assegno minimo di 525 euro e un'integrazione ulteriore di 250 (l'importo medio); nel 2023 la pensione minima salirà a 572 euro, per effetto della rivalutazione decisa dal governo, 47 euro in più che però verranno quasi totalmente persi dalla pensione di cittadinanza, che si alleggerirà a. Così la rivalutazione degli assegni pensionistici per queste persone si tramuterebbe in una beffa.

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