
Aiuti Ter, proroga al 2023 per restituire bonus Ricerca e Sviluppo usufruiti indebitamente
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, dopo l'istruttoria fatta dagli uffici del Tesoro, ha dato il via libera ad un emendamento che sarà presentato al decreto Aiuti Ter che inizia oggi il suo iter parlamentare. Il governo sposta al 31 ottobre 2023 la scadenza per presentare la domanda di riversamento che consente il versamento senza sanzioni o interessi per quanto utilizzato in passato senza averne diritto

Il governo è intenzionato per ora a non battere cassa per farsi restituire i bonus per Ricerca e Sviluppo utilizzati senza averne diritto nel passato. La scadenza per presentare la domanda di riversamento, che era prevista per fine mese e che avrebbe consentito il versamento di quanto indebitamente utilizzato senza pagare sanzioni o interessi, verrà prorogata di un altro anno, fino al 31 ottobre 2023
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Sarebbe questa una delle prime valutazioni fatte dal neo ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che dopo l'istruttoria fatta dagli uffici del Tesoro ha dato il via libera ad un emendamento che sarà presentato al decreto Aiuti Ter, varato dal governo Draghi, che inizia oggi il suo iter parlamentare
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La spinta a maggiori investimenti in ricerca e sviluppo è sicuramente uno degli impegni più importanti per il Paese che da sempre risulta lontano dalla media Ue: pur crescendo dall'1,2 all'1,5% del Pil tra il 2011 e il 2020, la spesa in R&S italiana è rimasta inferiore alla media Ue-27 salita nello stesso periodo dal 2 al 2,3%
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Malgrado gli incentivi, nel 2020 siamo stati raggiunti anche dalla Grecia, che nel 2011 era il Paese europeo con la spesa in R&S più bassa (0,7% del Pil). Il target europeo è fissato al 3% ma negli ultimi anni solo sei Paesi europei - Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia - hanno superato questa soglia

Tra il 2015 e il 2020 gli incentivi pubblici agli investimenti in ricerca e sviluppo - hanno calcolato gli esperti dell'Upb - "hanno determinato una riduzione potenziale di gettito pari a circa 17 miliardi, a fronte di uno stanziamento complessivo pari a 6 miliardi"

Uno sbilanciamento visibile già nei primi anni dell'erogazione del bonus sul quale, però, lo Stato non è intervenuto. Forse perché il numero di imprese beneficiarie del credito d'imposta, pur passando dalle 10.268 nel 2015 alle 27.072 nel 2019, risulta comunque pari solo al 3% delle società di capitali italiane: "una quota molto bassa", evidenzia l'Ufficio Parlamentare di Bilancio
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