Risultati significativi e obiettivi raggiunti. E' quanto si legge nell'ultima relazione al Parlamento sull'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa. Il documento arriva dopo le polemiche sui tempi per la spesa delle risorse europee
Sono 334 i bandi, gli appalti e gli iter di vario tipo avviati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa finanziato coi soldi europei del Recovery Fund. E’ quanto emerge dalla relazione che il governo ha presentato al Parlamento. Si tratta di procedure necessarie per spendere effettivamente i soldi comunitari, di cui l’Italia ha la fetta più grossa (191,5 miliardi), e sono un punto importante per capire a che punto siamo nella marcia che dovrà portarci, nell’agosto del 2026, a realizzare tutto quello concordato con Bruxelles.
Tempi rispettati in fase di decollo
Una quarantina di questi bandi non è stata ancora assegnata, per gli altri c’è stato almeno un atto amministrativo, cioè è stato premuto il bottone di partenza. Parliamo di lavori per costruire – ad esempio - asili, scuole, case popolari o per migliorare la connessione a internet. Palazzo Chigi sottolinea che i tempi sono pienamente rispettati, perché all’Europa al momento non interessa l’effettivo impiego dei denari ma l’attività preparatoria. Siamo, in pratica, in fase di decollo e, finora, viaggiamo alla velocità giusta.
Le polemiche sul ritmo delle spese
La puntualizzazione arriva dopo le polemiche sulle previsioni di spesa, che sono state riviste al ribasso: entro la fine del 2022 saranno impiegati 21 miliardi, contro i quasi 34 stimati ad aprile (e prima erano ancora di più). Questo ritardo è dovuto all’inflazione, che ha costretto a rivedere i progetti, e alle lentezze della macchina burocratica. Ma non rappresenta un ostacolo per ricevere i fondi, anche perché i primi pagamenti si riferiscono a opere (come quelle ferroviarie) di vecchia data e poi assorbite nel Piano Nazionale di Ripresa.
I fondi finora ricevuti
A prova della puntualità, si ricorda che l’Europa ci ha dato 45,9 miliardi, a cui a breve se ne aggiungeranno altri 21. I finanziamenti arrivano infatti a rate e solo se si rispettano gli impegni semestrali. Adesso la palla passa al nuovo Esecutivo, che dovrà raggiungere 26 dei 55 obiettivi fissati per dicembre, in modo da poter avere altri 19 miliardi, e completare alcune riforme, tra cui quella fiscale e quella della concorrenza.