Rincari, conseguenze guerra colpiscono gli allevatori italiani: costi salgono del 111%
Sulla base di uno studio dei ricercatori del Crea, il conflitto ha portato a una crescita vertiginosa di una serie di spese per gli allevamenti, valutabile nell’ordine delle tre cifre. La causa è da ricercare nell’aumento del prezzo dell’energia elettrica, dei mangimi e dei carburanti. In questo modo è a rischio chiusura un’azienda su 4
La guerra in Ucraina sta impattando fortemente sugli allevamenti italiani: nel primo semestre del 2022 si è registrato un aumento dei costi di produzione del 111% rispetto al 2020. L'impatto medio aziendale nazionale stimato è di 29.060 euro, mentre sugli allevamenti da latte sale addirittura a 90.129 euro. Tali aumenti sono legati all’eccezionale rincaro (a livello medio aziendale) delle spese per l'energia elettrica (+35.000 euro), per l'acquisto di mangimi (+34.000 euro) e dei carburanti (+6.000 euro)
GUARDA IL VIDEO: Inflazione, gli italiani e la perdita di potere d'acquisto
L’ANALISI - A calcolare gli effetti della guerra in Ucraina sui bilanci delle aziende italiane con bovine da latte e sui costi di produzione, è uno studio elaborato dai ricercatori del Crea, sulla base dei dati aziendali rilevati dalla rete Rica (Rete d’Informazione Contabile Agricola, gestita dal Crea Politiche e Bioeconomia, fonte ufficiale Ue, che monitora il reddito e le attività delle imprese)
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di economia
VOCI E COSTI - Sono otto le voci di costo analizzate dai ricercatori: sementi/piantine, fertilizzanti, prodotti di difesa (antiparassitari e diserbanti), mangimi, foraggi e lettimi, gasolio, energia elettrica e noleggio passivo. Il report evidenzia le variazioni territoriali: la circoscrizione nordoccidentale, che registra l’aumento maggiore dei costi, è quella con i minori incrementi percentuali (+106%), mentre in quella nordorientale i costi aumentano del 108%, per crescere nel centro (+112%), nel Meridione (+129%) e nelle isole (+138%)
Caro vita: ecco i consigli per risparmiare su spesa, bollette e trasporti
LE CONSEGUENZE - Si stima che un’azienda su 4 potrebbe non riuscire a far fronte ai pagamenti immediati e a coprire i costi correnti, con il forte rischio di dover chiudere l'attività. "Dopo l’analisi di carattere generale degli effetti della guerra in Ucraina sui risultati economici delle aziende agricole italiane, ci siamo concentrati su uno specifico settore, quello zootecnico, in particolare dell’allevamento dei bovini da latte, uno tra i settori più colpiti", ha dichiarato Alessandra Pesce, direttrice del Crea
Bonus 2022, tutte le agevolazioni per risparmiare fino a fine anno
GLI AIUTI – Anche per questo, la politica ha deciso di muoversi. Un esempio è quanto fatto dalla Regione Lombardia, che ha annunciato lo stanziamento di 17 milioni di euro per venire in soccorso delle imprese di settore che hanno la sede della propria attività sul territorio regionale. L’intervento è stato possibile grazie alla modifica del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 attraverso l’attivazione della ‘Misura 22’ che prevede un sostegno temporaneo a favore di agricoltori e Pmi particolarmente colpiti dalle conseguenze della guerra in Ucraina
Caro energia, piccole aziende gas e luce a rischio chiusura
IL LATTE – La situazione degli allevamenti in questo senso non è molto differente da quella del Veneto. Come emerge da uno studio di Arav, l’Associazione regionale allevatori Veneto, nell’ultimo anno, per una stalla di cento bovini da latte, il maggior costo supera i 100mila euro. L’effettivo aumento, infatti, a oggi è di 0,091 euro per ogni litro di latte prodotto. Una somma che, calcolata sulla base di una mandria da 100 capi, si traduce in una perdita mensile di 9100 euro
Crisi energetica: dalla pizza al latte, ecco i cibi a rischio rincaro
LA CARNE – Se nel settore del latte le cose non sono messe bene, non va meglio sul fronte della carne. Per i suini, infatti, si registra un aumento del 27% del costo di produzione di un kg di carne mentre per i bovini l’incremento, sempre a doppia cifra, raggiunge il 33%. Numeri da capogiro che fanno preoccupare gli allevatori. “Questi nuovi dati fanno comprendere una volta di più come sia indispensabile agire rapidamente”, ha dichiarato il presidente dell’Arav (Associazione regionale allevatori del Veneto), Floriano De Franceschi
Inflazione; stangata dei prezzi: meno carne e pesce nel carrello