Pensioni, aumenti da ottobre: ecco a chi spettano e a quanto ammontano
A partire dal prossimo mese, secondo quanto previsto dal decreto Aiuti bis, alcuni titolari di trattamenti pensionistici vedranno gli importi rivalutati del 2%, a cui si aggiungerà a novembre la differenza nel calcolo dell’inflazione del 2021. Un aiuto che non porterà però grandi cifre a chi ne beneficerà, nonostante nel frattempo l’inflazione sia salita quasi al 9% e i prezzi aumentati dell’8,9%
L’inflazione e il caro energia mettono a serio rischio le finanze di molti italiani, fra cui i pensionati. Per questo a partire dal mese di ottobre scatterà la rivalutazione delle cifre, stimata intorno al 2 per cento. Una misura inserita appositamente dal decreto Aiuti bis che però non sarà per tutti: sarà infatti valida solo per coloro che ricevono fino ad un assegno massimo di 2.692 euro
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COSA SUCCEDERÀ NEI PROSSIMI MESI – La misura, però, è soltanto transitoria e durerà fino a fine anno con l’aggiunta, a novembre, del riconoscimento anticipato del conguaglio relativo alla differenza tra l’inflazione calcolata in via provvisoria all’1,7% per il 2021 e quella effettiva dell’1,9%. Non costituisce un vero e proprio aumento, in quanto già dovuto al pensionato. A partire da gennaio 2023 scatterà la vera e propria rivalutazione
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A QUANTO AMMONTANO GLI INCREMENTI - Per la pensione minima di 524 euro tutto ciò si traduce in un aumento di 11 euro al mese. Per un assegno lordo da mille euro l’effetto cumulato sarà di 80, per una da duemila euro di 160 mentre per il trattamento che tocca quota 2.692 (il tetto massimo fino a cui viene riconosciuta la rivalutazione anticipata) a conti fatti ce ne saranno 210 in più
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REGGE L’INFLAZIONE? - Vista l’inflazione, il caro energia e una crescita dei prezzi che sembra non trovare soluzione di continuità, gli importi sono piuttosto relativi. Basti pensare che una rivalutazione del 2% non può reggere il confronto con un’inflazione cresciuta quasi al 9% e una crescita dei prezzi salita parallelamente dell’8,9%. Secondo un recente studio della UIL, soltanto pochi soggetti riusciranno ad avere un incremento di oltre 150 euro per tutto il 2022
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LA RIVALUTAZIONE DEL 2023 - Naturalmente anche per quanto riguarda le pensioni le cifre sono lorde e dunque saranno poi limate dall’impatto dell’Irpef. E sempre a proposito dei trattamenti previdenziali, è stato chiarito che la rivalutazione definitiva l'anno prossimo sarà applicata con le regole più favorevoli in vigore dal 2022, quindi sarà quasi piena anche per quelli più alti
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LE CIFRE E L’ESEMPIO - Le percentuali di rivalutazione sono però per fasce e non sugli interi importi. Più nel dettaglio la rivalutazione sarà del 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo Inps (quindi fino a 2.096 euro), 90% tra 4 e 5 volte (quindi tra i 2.096 e i 2.620 euro), e 75% oltre questa soglia. Per spiegare meglio facciamo un esempio: per una pensione di 3mila euro lordi al mese, la quota dell'assegno fino a 2.096 euro la rivalutazione sarà piena. Per la quota compresa fra 2.097 e 2.620 la rivalutazione sarà al 90% e per la quota residua al 75%
SALE LA CIFRA PENSIONISTICA - Dal 2023, in base ai meccanismi previsti dalla perequazione automatica, assisteremo a un incremento degli assegni mensili dell’ordine del 7-8%. Alle condizioni attuali, la spesa per le pensioni potrebbe salire di 32 miliardi di euro lordi nei prossimi 3 anni (5,7 miliardi nel 2023, 11,2 miliardi nel 2024 e 15,2 miliardi nel 2025)
UNA BUONA NOTIZIA PER INIZIO OTTOBRE – Per chi vorrà vedere quanto prima gli effetti di queste rivalutazioni c’è da attendere l’inizio del mese di ottobre: le Poste hanno reso noto il calendario per il ritiro in persona. Si va dal 1° ottobre, giorno in cui coloro che hanno un cognome che inizia per A potranno iniziare a ritirare, al 7 ottobre, giorno in cui coloro che hanno un cognome per Z potranno concludere la fase del ritiro. Diverso il discorso per chi ha l’accredito sul conto corrente: per loro la data è quella del primo giorno “bancabile”, lunedì 3 ottobre