A fine 2022 termina ufficialmente quota 102 e, salvo nuovi interventi da parte di quello che sarà il nuovo governo post Draghi, dal 2023 tornerà la legge Fornero: i possibili scenari
La fine dell’anno decreta anche il termine ufficiale di Quota 102. Senza ulteriori interventi in extremis da parte dell’eventuale nuovo governo post Draghi, dal 2023 tornerà la Legge Fornero
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La norma, così come pensata all’origine, prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni e uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne)
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Quota 102, misura ponte dopo l’addio a Quota 100, prevede invece la possibilità di lasciare il lavoro al raggiungimento dei 64 anni d’età con almeno 38 anni ci contributi, ovvero 3 anni prima del necessario per la pensione di vecchiaia
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Con la fine del governo Draghi, difficilmente il nuovo esecutivo potrà mettere a punto la riforma delle pensioni entro l’anno, quindi un’ipotesi potrebbe essere una proroga temporanea di Quota 102 o una conferma definitiva della norma
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Il nuovo esecutivo potrebbe anche lasciare per il 2023 Opzione Donna che permette alle sole donne la possibilità di andare in pensione prima del tempo, a patto di optare per una rendita interamente calcolata con il meno favorevole metodo contributivo
Poi c’è il contratto di espansione che dal 1° gennaio 2022 è stato esteso fino alla fine del 2023. Si tratta di una forma di accompagnamento all’uscita dal lavoro che consente, previo accordo tra azienda e sindacati, di mandare in pensione su base volontaria i lavoratori fino a 5 anni prima dei normali requisiti
La proroga ha inoltre introdotto una modica sostanziale includendo nel contratto anche le aziende medio-piccole con almeno 50 dipendenti, mentre il contratto di espansione del 2019 riguardava solo le imprese con almeno 1.000 dipendenti
Con il contratto di espansione, il calcolo dell’indennità mensile, per 13 mensilità, verrà fatto dall’Inps, in base al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. L’importo dell’assegno è decurtato della Naspi che sarebbe spettata al lavoratore
Infine la legge di Bilancio 2021 ha stanziato 200 milioni di euro per il 2023 e altrettanti per il 2024 per le aziende piccole e medie in crisi che vogliano avviare un piano di uscita anticipata dal lavoro per i loro dipendenti con un assegno “ponte” fino al raggiungimento dei requisiti regolari
I requisiti per le aziende sono aver registrato una diminuzione media del fatturato del 30% rispetto alla media del 2019, nei 12 mesi precedenti alla richiesta. I lavoratori invece possono chiedere l’uscita anticipata al massimo di tre anni