Mutui, i tassi di interesse hanno raggiunto picco del 3%. Ecco i dati
Secondo la Fabi, Federazione Autonoma Bancari Italiani, l’aumento del costo del denaro rischia di avere effetti negativi su famiglie e imprese, dopo l’erogazione di ben 34 miliardi di prestiti ipotecari nei due anni della pandemia. “In questo modo si contrasta l'aumento dell'inflazione ma si mette in difficoltà chi ha già ricevuto dei soldi dalla banca a tasso variabile”, denuncia il segretario generale Lando Maria Sileoni
Un mercato che non conosce freni, nemmeno per la pandemia. Secondo la Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani), le banche negli ultimi due anni, nonostante le difficoltà di tipo economico, hanno erogato 34 miliardi di euro di nuovi prestiti ipotecari, con una crescita del 9%
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In questo modo il totale dei finanziamenti per l'acquisto di abitazioni è passato da 383 miliardi di fine 2019 ai 417 miliardi di maggio 2022
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Per i prossimi mesi le notizie non sono buone: l’aumento del costo del denaro farà salire i tassi di interesse praticati dalle banche sui nuovi mutui, che già adesso registrano picchi intorno al 3%
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“L'incremento dei tassi deciso dalla Bce ha l'obiettivo di contrastare l'aumento dell'inflazione, ma allo stesso tempo metterà in difficoltà le famiglie sia per il pagamento delle rate dei mutui a tasso variabile già erogati, che subiranno progressivi incrementi, sia per quanto riguarda l'accesso a nuovi prestiti, che avranno costi maggiori”, ha dichiarato il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni
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Questa è perciò una sostanziale inversione di tendenza: la Fabi evidenzia come nel 2018 la media dei tassi di interesse sui mutui fosse pari al 2,26% e sia poi progressivamente calata nei tre anni successivi, scendendo all'1,88% nel 2019, all'1,69% del 2020, all'1,59% del 2021, per poi risalire già a maggio scorso, quando era arrivata a 1,61%
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Per Sileoni “le banche potrebbero avere più difficoltà a concedere denaro per l'acquisto di abitazioni e questo avrà gioco forza una ricaduta sul mercato immobiliare che corre il rischio di ingessarsi”
Il segretario generale della Fabi evidenzia poi “come le regole della stessa Bce sui crediti bancari rendano il tutto più difficile. Per questa ragione le ho più volte criticate: rappresentano un pesante limite allo sviluppo e alla crescita del nostro Paese”
Lo sviluppo dei mutui favorito dal basso tasso di interesse ha fatto aumentare anche il credito al consumo di 1,9 miliardi (+1,8%) e gli altri prestiti alle famiglie di 6,1 miliardi (+4,5%). A livello complessivo le banche hanno erogato liquidità aggiuntiva alle famiglie per 42 miliardi, facendo salire l'ammontare degli impieghi da 630 a 672 miliardi (+6,67%)
Nello stesso periodo, anche i prestiti verso le imprese sono cresciuti, ma a un ritmo più contenuto, pari al 6,1% corrispondente a un aumento di 38 miliardi. Lo stock degli impieghi delle banche al settore privato, dunque, ha raggiunto quota 1342 miliardi
Il trend dei tassi interbancari ha certamente favorito l'accesso al credito e sostenuto la crescita costante di quella fetta di finanziamenti destinata ai privati, con un boom del 3,5% nel 2021: non è un caso se siamo passati dai 1304 miliardi del 2018 ai 1342 del maggio 2022, una tendenza che sembra essere confermata anche dagli ultimi dati sull'anno in corso