
Gas, più rifornimenti dall'Algeria e non solo: l’Eni sigla un accordo con il Qatar
Sottocritta una partnership con QatarEnergy per l'espansione del progetto North Field East, che dovrebbe vedere le esportazioni di Gnl del Paese del Golfo salire da 77 milioni a 110 milioni di tonnellate all'anno. Intanto continuano i tagli ai rifornimenti in arrivo da Mosca: in settimana si deciderà se passare dal livello di preallarme a quello di allarme nel sistema di crisi gasiero nazionale. Il tema è non arrivare all'autunno con stoccaggi troppo bassi. L'ad di Eni Descalzi: "Ottimista"

Continuano i tagli di Gazprom alle forniture di gas in arrivo in Italia. Giovedì scorso il colosso energetico russo aveva comunicato che avrebbe inviato a Eni il 65% dei volumi richiesti, venerdì il 50%. Eni fa sapere che anche oggi i volumi saranno in linea con quelli degli scorsi giorni. L’Italia va avanti quindi nel suo percorso per l’emancipazione energetica dalla Russia, puntando su un nuovo accordo tra Eni e Qatar e sulla partnership con l’Algeria. Si continua intanto a monitorare la situazione degli stoccaggi di gas in vista del prossimo freddo invernale
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Eni ha fatto sapere di essere stata selezionata da QatarEnergy come nuovo partner per l’espansione del progetto North Field East, che consentirà di aumentare la capacità di esportazione di Gas naturale liquefatto del Qatar dagli attuali 77 a 110 milioni di tonnellate. L’accordo ha una durata di 27 anni
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Con un investimento di 28,75 miliardi di dollari, il progetto dovrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025. Si tratta di una mossa che la stessa Eni definisce "strategica", andando a rafforzare la presenza italiana in Medio Oriente e ottenendo l'accesso a un produttore di Gnl leader a livello globale, con riserve di gas naturale tra le più grandi al mondo (in foto, l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al-Thani)
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Intanto il piano emergenza per i rifornimenti energetici va sempre più veloce: il Ministero della Transizione ecologica e gli operatori di mercato cercano di capire come muoversi nelle prossime settimane, sulla scia dei tagli di Gazprom. Martedì 21 i rappresentanti del Ministero si incontreranno con quelli di Eni, Edison, Terna, Arera e delle imprese che gestiscono i rigassificatori italiani. Il giorno dopo sarà il ministro Roberto Cingolani a vedere direttamente i vertici societari delle aziende coinvolte nella gestione della rete del gas in Italia
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Da giorni circolano voci secondo cui Cingolani potrebbe decidere di innalzare il livello di crisi del sistema gasiero nazionale, portandolo dalla soglia di preallarme a quella di allarme. La questione verrà discussa proprio nell'incontro di martedì. Poco cambierebbe comunque dal punto di vista operativo: sarebbe più che altro una misura precauzionale, per tenere sotto controllo stoccaggi e approvvigionamenti
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Se si decidesse di procedere con il livello di allarme, Cingolani potrebbe ad esempio rivolgersi a Snam – il trasportare di metano numero uno in Italia – per chiedere alle industrie di ridurre i loro consumi su base volontaria. Sarebbero Eni e gli altri operatori inizialmente a prendersi la responsabilità anche di altre misure, come la riduzione della domanda di gas derivante da contratti interrompibili di natura commerciale
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Non ci sarebbero quindi razionamento di gas e interventi simili, almeno per ora. Il ministro Cingolani potrebbe però sempre decidere di partire con azioni più incisive, come spegnere le centrali a gas e imporre una riduzione dei consumi sul territorio nazionale

Gli gli sforzi di tutti - come dimostra l'accordo con il Qatar - si stanno concentrano su un obiettivo: più gas da Paesi che non siano la Russia, Algeria in testa. Fondamentale spingere per velocizzare quanto previsto dall’accordo tra Eni e la sua controparte algerina Sonatrach, ad esempio facendo arrivare prima i sei miliardi di metri cubi di gas previsti per il prossimo anno

Il punto è sempre quello di garantire stoccaggi pieni in vista dell’autunno e dell’inverno. Come ha ribadito l’ad di Eni Claudio Descalzi all’evento Repubblica delle Idee, "dobbiamo riuscire ad avere almeno un 70-80% di stoccaggi per ottobre” per far fronte alle punte di domanda (in foto, Descalzi e il ministro degli Esteri durante un incontro con ministro degli Esteri algerino, Ramtane Lamamra)

Descalzi si dice comunque ottimista. Nonostante all’Italia in questo momento manchino circa 30 milioni di metri cubi di gas russo al giorno, si riesce ad arrivare a un’offerta di poco meno di 200 milioni di metri cubi, andando a superare la domanda di 150-160 milioni

Anche Descalzi parla del gas algerino come la soluzione più immediata. Le forniture dal Paese africano sono “più che raddoppiate” grazie ai contratti siglati negli scorsi mesi: in questo momento danno “64 milioni di cubi attraverso pipeline, 4 milioni attraverso Lng". Probabilmente ne arriveranno altri milioni "nelle prossime settimane attraverso altri accordi"

L'ad di Eni invita quindi a non allarmarsi “per cose che possono accadere tra 4-5 mesi, dobbiamo fare in modo oggi che queste cose non accadano". Riempiendo ad esempio gli stoccaggi attraverso la rigassificazione di gas liquido (in foto, il rigassificatore di Rovigo)

Quanto all'ipotesi di un blocco totale delle forniture di gas russo, Descalzi pensa che nell'ipotesi peggiore si dovrà "forzare ulteriormente l'arrivo di gas da altri Paesi”. Comunque, ribadisce ancora una volta, “abbiamo una diversificazione che ci farà passare l'inverno. Questo è sicuro"