Confindustria: “Andamento Pil nel secondo trimestre è incerto. Inflazione frena consumi”
EconomiaÈ quanto emerge dall'indagine flash del Centro studi dell’organizzazione, che sottolinea come il calo dei contagi di coronavirus potrebbe sostenere turismo e servizi, ma l'inflazione frena i consumi delle famiglie. Riguardo al rialzo dei tassi, avverte che “se salisse il costo del credito, si aggraverebbe la situazione finanziaria delle aziende, già complicata dalla pandemia nel 2020”
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di economia
“L'andamento del Pil italiano nel secondo trimestre 2022 è molto incerto”. A dirlo è Confindustria, in base a quanto emerge dall'indagine flash del suo Centro studi. Inoltre, riguardo al rialzo dei tassi, avverte che “se salisse il costo del credito, si aggraverebbe la situazione finanziaria delle aziende, già complicata dalla pandemia nel 2020”.
Confindustria: “Andamento Pil nel secondo trimestre molto incerto”
“L'andamento del Pil italiano nel secondo trimestre 2022 è molto incerto, sintesi di dinamiche contrastanti: nel complesso, appare molto debole. Prosegue, infatti, la guerra in Ucraina e con essa i rincari delle commodity e la scarsità di materiali, con cui fanno i conti le imprese", spiega Confindustria. Che sottolinea come il calo dei contagi di coronavirus potrebbe sostenere turismo e servizi, ma l'inflazione frena i consumi delle famiglie.
vedi anche
Inflazione, stime Istat: a maggio accelera a +6,9%, top dal 1986
Rialzo tassi: “Per ogni punto, +1,5 miliardi di interessi per aziende”
Il Centro studi di Confindustria, sul fronte del rialzo dei tassi, avverte che "se salisse il costo del credito, si aggraverebbe la situazione finanziaria delle aziende, già complicata dalla pandemia nel 2020". "Dato lo stock di debito bancario di famiglie e imprese, un rialzo dei tassi si tradurrebbe in un pesante aumento degli oneri finanziari", spiega. E ancora: "Inizialmente riguarderebbe solo le nuove operazioni di prestito e quelle esistenti a tasso variabile (come i mutui). A regime, entro alcuni anni, riguarderebbe l'intero stock: +1,5 miliardi di interessi nel primo anno per le imprese per ogni punto di aumento del tasso (stime CSC)". Inoltre, sottolinea ancora Confindustria, "il rialzo dei tassi sui Btp fa aumentare anche la spesa pubblica per interessi, seppur gradualmente, man mano che lo stock di titoli pubblici viene rinnovato ai tassi più elevati (7,1 anni la durata media del debito). Nel 2022, il rincaro riguarda oltre 300 miliardi di euro di titoli in scadenza. Inoltre, per evitare di far salire ulteriormente lo spread, occorrerà una politica di bilancio prudente, proprio quando sarebbero necessari maggiori interventi per contrastare il caro-energia".