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Salario minimo, raggiunto accordo su direttiva Ue. Von der Leyen: “Tutela dignità lavoro”

Economia
Ipa/Ansa

Nella notte tra il 6 e il 7 giugno è stata raggiunta l'intesa tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue. È “una tappa importante per l'Europa sociale. Nel pieno rispetto delle diversità nazionali, il provvedimento favorirà dei salari minimi adeguati nell'Unione e lo sviluppo della contrattazione collettiva ", ha commentato la presidenza di turno francese dell'Ue

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Nella notte tra il 6 e il 7 giugno è stato raggiunto l'accordo tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue sulla direttiva per il salario minimo. Ad annunciarlo è stata la Commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul suo account Twitter. È “una tappa importante per l'Europa sociale", ha commentato la presidenza di turno francese dell'Ue. "Nel pieno rispetto delle diversità nazionali, il provvedimento favorirà dei salari minimi adeguati nell'Unione e lo sviluppo della contrattazione collettiva", si legge in un tweet. Poi è intervenuta anche la presidente della Commissione europea. "Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell'Ue. Con l'accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi", ha scritto su Twitter Ursula von der Leyen. L'intesa dovrà ora essere approvata in via definitiva sia dal Parlamento sia dal Consiglio Ue, poi toccherà ai Paesi membri recepirla. Il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli: "In Italia serve un salario minimo". Il ministro del Lavoro Andrea Orlando: "Un passo importante per concretizzare l'Europa sociale e del lavoro".

L'accordo

Il trilogo, ovvero il negoziato tra Consiglio, Commissione e Parlamento Ue, era iniziato ieri alle 19 ed è andato avanti a oltranza fino al raggiungimento dell’accordo. A poco più di un anno e mezzo dalla proposta della Commissione europea, già approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio in prima lettura, sul provvedimento è quindi stato trovato l’accordo. A Bruxelles sono certi che l'impatto della direttiva non sarà "negativo per la creazione dei posti di lavoro e per l'occupazione", come ha già avvertito il commissario Ue al Lavoro Nicolas Schmit, ricordando che dopo l'introduzione in Germania l'occupazione è anzi aumentata e che nell'Ue non saranno comunque previsti massimi e minimi salariali. La direttiva punta invece, secondo quanto già chiarito, a istituire un quadro per fissare salari minimi “adeguati ed equi”.

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La direttiva sul salario minimo

Il nodo principale su cui la discussione si è prolungata erano i criteri per l'accesso al salario minimo. La direttiva, comunque, non impone di cambiare i sistemi nazionali esistenti: l'idea delle tre istituzioni europee è sempre stata quella di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire "un tenore di vita dignitoso", a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a "rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva". I Paesi Ue con un tasso di copertura della contrattazione collettiva inferiore all’80% dovranno elaborare un piano d’azione per promuoverla: è stato quindi trovato un compromesso tra il 70% chiesto dalla Commissione e il 90% chiesto dal Parlamento. Le definizioni di salario “adeguato” e “minimo” sono altri punti su cui si sono confrontati i negoziatori europei. La nuova direttiva europea, dopo l’accordo, tornerà ora alla Commissione Lavoro e Affari sociali e poi di nuovo in plenaria. Poi, per entrare in  vigore, serve il via libera definitivo del Consiglio. A quel punto gli Stati membri avranno due anni per recepirla. La direttiva è vincolante nell’obiettivo, cioè l’esistenza di un salario dignitoso in tutta l’Ue.

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La situazione in Italia

Si tratta di un provvedimento molto atteso in Italia, tanto che il ministro Andrea Orlando lo ha definito "un assist per i lavoratori": nel nostro Paese il dibattito politico sul tema si è riacceso in questi ultimi giorni fino a creare qualche tensione all'interno della maggioranza e del governo. L'Italia è tra i sei Paesi dell'Ue a non avere già una regolamentazione in materia, con una discussione aperta tra le parti sociali e all'interno del governo stesso. Oltre all'Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro.

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Le reazioni in Italia

"L'Europa si presenta con una buona notizia ai lavori dell'Ocse a Parigi. L'ok alla direttiva sul salario minimo apre una prospettiva per contrastare il lavoro povero e per dare a tutti i lavoratori un salario dignitoso". Queste le parole scritte in un post su Facebook dal ministro del lavoro Andrea Orlando, da Parigi dove si trova per la ministeriale dell'Ocse, sull'accordo raggiunto nella notte a Bruxelles. "L'Italia - ha sottolineato- si è battuta per questo importante risultato che estende tutele e diritti ai lavoratori europei". A Orlando fa eco il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli che, sempre su Facebook, ha evidenziato: "A questo Paese serve un salario minimo, che deve essere approvato in questa legislatura. Il MoVimento 5 Stelle lo chiede ormai da 9 anni, un appello rimasto inascoltato da quasi tutte le altre forze politiche, che nel corso di questi anni hanno ostacolato questa fondamentale riforma di civiltà". "Solo oggi, dopo la pubblicazione degli scandalosi dati Ocse, l'arco politico italiano - ha aggiunto - sembra essersi svegliato sul tema" e "la direttiva europea rappresenta una rivoluzione per tutti quei Paesi che ancora oggi, assurdamente, non lo hanno ancora introdotto".

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