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Eni vuole pagare il gas in euro ma apre conto in rubli: cosa significa

Economia

Lorenzo Borga

L'azienda energetica - in accordo con le autorità italiane - ha aperto due conti, in euro e in rubli, per pagare il gas. Ma la mossa potrebbe causare una procedura d'infrazione all'Italia. Lo Skywall

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Eni ha comunicato che continuerà a pagare il gas russo in euro, come previsto dai contratti. D'altra parte ha però annunciato che aprirà due conti correnti presso la banca di Gazprom, di cui uno in rubli.

Come funziona il pagamento in rubli

Sembra un paradosso, ma non lo è. Per capirne il motivo va spiegato il metodo di pagamento richiesto da Vladimir Putin tramite il decreto firmato il 31 marzo. La Russia ha chiesto ai paesi ostili di pagare in rubli il proprio gas, attraverso la creazione di due conti preso Gazprombank: il primo in euro e il secondo in rubli. Le aziende energetiche europee dovranno pagare in euro (o in dollari, se previsto dai contratti di fornitura) effettuando un bonifico sul primo conto. Allora Gazprom si occuperà di effettuare il cambio di valuta in rubli, depositare i soldi sul secondo conto, e infine autorizzare il pagamento definitivo.

 

Ecco perché le aziende energetiche europee sostengono che continueranno a pagare in euro, mentre Gazprom potrà affermare di aver ricevuto il dovuto in rubli.

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All'atto pratico cosa cambierà? Nulla di sostanziale. Già prima del decreto di fine marzo gli esportatori di energia russa erano obbligati a convertire l'80 per cento dei propri proventi in rubli per rafforzare la valuta. Ora questa percentuale salirà al 100 per cento. Secondo diversi studiosi la mossa può mettere a rischio la capacità dell'Unione Europea di imporre sanzioni energetiche alla Russia, ma per ora questa opzione non sembra credibile vista la profonda dipendenza da gas e petrolio di Mosca.

Europa spaccata

I paesi europei inizialmente si sono opposti fermamente e in blocco al pagamento in rubli, perché violerebbe i contratti in essere. Ma dopo alcuni chiarimenti e compromessi da parte russa, diversi stati membri hanno cambiato strategia. Ecco perché le aziende energetiche di Italia e Germania - tra le economie più dipendenti dal gas russo - hanno aperto i doppi conti correnti. Mentre per ora solo Polonia, Bulgaria, Finlandia e Paesi Bassi si sono opposti al pagamento.

Rischio procedura d'infrazione

La conseguenza più lampante è semmai la spaccatura europea. Nelle ultime linee guida europee ai paesi la Commissione si è limitata a specificare che aprire un conto in euro è permesso, purché le aziende energetiche pagatrici facciano chiarezza sul fatto che il pagamento si ritiene completato al bonifico in euro. Nelle ore successive un portavoce della Commissione ha però aggiunto che aprire un conto corrente in rubli presso Gazprombank "va al di là di quello che abbiamo detto che è permesso nel quadro degli orientamenti che abbiamo dato agli Stati membri". I paesi che invece non faranno rispettare questa regola rischieranno una procedura d'infrazione.

D'altra parte Eni sostiene nel suo comunicato stampa di aver preso una decisione "non incompatibile con il quadro sanzionatorio in vigore" e che comunque sarà "su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro".

 

L'azienda italiana ha anche chiarito che la propria mossa è stata condivisa con le autorità italiane, che d'altronde tramite il Ministero dell'Economia ne controllano il 30 per cento del capitale.