Le forze politiche spingono affinché il governo reperisca altre risorse per ridurre gli aumenti dell’energia e per sovvenzioni a favore delle attività economiche in difficoltà a causa dell’ultima ondata della pandemia
Altri aiuti per le attività in difficoltà e soprattutto contro il caro-bollette. Serviranno probabilmente altri soldi pubblici per sostenere l’economia dalla nuova ondata di Covid. I 180 miliardi di euro messi in campo dall’inizio della pandemia non sembrano sufficienti.
Dal marzo di due anni fa si è fatto ricorso a una montagna di deficit, cioè soldi chiesti in prestito ai mercati, per arginare l’emergenza sanitaria. Circa 110 miliardi nel corso del 2020 e oltre 70 nel 2021, reperiti attraverso il cosiddetto scostamento di bilancio, una procedura che richiede l’approvazione del parlamento per autorizzare spese straordinarie che finiscono per appesantire il nostro altissimo debito pubblico.
L’impennata di contagi, e il rischio di restrizioni per molti settori, sta adesso spingendo le forze politiche a chiedere al governo di trovare nuove risorse e Palazzo Chigi è al lavoro per capire quanti denari siano necessari. Difficile formulare stime, anche se le cifre che circolano parlano di una decina di miliardi.
Quattrini che dovrebbero servire per venire in soccorso a quelle attività che già adesso sono in sofferenza, pensiamo alle discoteche chiuse, ma anche ad albergatori, ristoratori e negozianti che potrebbero risentire di eventuali misure più severe.
Ad appesantire il quadro ci sono poi i nuovi aumenti di luce e gas scattati a gennaio (elettricità +55%; gas +41,8%), che, nonostante i numerosi (e onerosi) interventi pubblici per raffreddare i prezzi, rappresentano un salasso non solo per le famiglie ma anche per le imprese.
I rincari dell’energia fanno schizzare i costi di produzione e, come accaduto nei mesi scorsi, diverse fabbriche potrebbero fermare per qualche tempo i motori.
Una scelta che avrebbe ricadute sui lavoratori, con lo spettro della cassa integrazione (e lo Stato a finanziarla), e con conseguenze per l’intera economia del Paese, che se rallenterà la sua corsa vedrà allontanare gli obiettivi di riduzione del debito (quest’anno previsto in calo al 149,4% del Prodotto Interno Lordo).