Tim, perché il fondo Kkr vuole comprare l’operatore telefonico e cosa potrebbe accadere

Economia

Il titolo del gruppo di telecomunicazioni è stato protagonista di un super lunedì in Borsa, con un rialzo del 30%, dopo l'offerta arrivata dagli States. La trattativa, tutt'altro che semplice, è ancora in fase iniziale, ma intanto iniziano a delinearsi i possibili scenari che potrebbero verificarsi. Cruciale il Cda del 26 novembre

Dopo l'offerta del fondo americano Kkr, resa nota nello scorso fine settimana, Tim è stata protagonista di un super lunedì in Borsa, con un rialzo del 30%. Il titolo del gruppo di telecomunicazioni, per il quale il fondo americano Kkr è interessato a prendersi con un'opa a 0,505 euro per azione, ha già recuperato 10 centesimi, chiudendo il primo giorno della settimana di contrattazioni a 0,451 euro. La trattativa, tutt'altro che semplice, è ancora in fase iniziale, ma intanto iniziano a delinearsi i possibili scenari che potrebbero verificarsi se il fondo americano dovesse rilevare l'operatore telefonico italiano.

A che punto è la trattativa

Kkr confermerà la sua offerta solo dopo una due diligence di 4 settimane e l'ok del Governo. Ma al momento Vivendi, che ha in mano il 23,75% di Tim a un prezzo di carico medio di 1 euro, non può bastare: "L'offerta di Kkr non riflette il reale valore di Tim, è insufficiente", hanno riferito fonti vicine al gruppo francese. Cassa depositi e prestiti, che possiede circa il 10% delle azioni dell'operatore telefonico, resta silente, aspettando di esprimersi nelle sedi istituzionali. Si guarda quindi al cda del 26 novembre. Lo scorso anno Kkr è entrato in Fibercop, azienda incaricata dello sviluppo e della posa dei collegamenti in fibra o rame fino alle singole abitazioni, a fianco di Tim e Fastweb, con il 37,5% del capitale.

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Quali potrebbero essere i prossimi passi 

Secondo gli analisti di Ubs, Kkr "potrebbe essere costretto a salire" e 83 centesimi per azione potrebbe essere il prezzo che mette tutti d'accordo anche se "essendo la soglia al 51% l'opa potrebbe aver successo anche se i francesi non apportassero le loro azioni". I potenziali ostacoli alla trattativa, sostengono ancora gli analisti, "sono il tema della concorrenza (con l'influenza materiale di Cdp su due reti fisse) e Vivendi. Bene invece il sostegno del governo, "lo status quo potrebbe non essere più politicamente accettabile" commentano gli analisti di Jefferies e qualcuno teme anche che nel medio termine Tim "potrebbe non essere in grado di mantenere i suoi attuali piani di investimento" nella Ftth, la tecnologia che porta la fibra direttamente a casa, dopo due revisioni della guidance.

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Cosa potrebbe accadere se Kkr dovesse acquisire Tim

I piani di Kkr per Tim dopo l'acquisizione non sono stati delineati ma il modello Terna è un'ipotesi su cui comincia a ragionare anche il mercato. Per modello Terna si intende una separazione tra l'azienda che gestirebbe le reti e quella che si occuperebbe dei servizi, come avviene per l'elettrico in Italia dopo l'uscita di Enel, appunto da Terna. Tim, invece, attualmente si occupa sia della gestione delle reti e delle infrastrutture, sia dei servizi offerti per le telecomunicazioni. Una separazione dei rami, questa, alla quale il governo guarderebbe con interesse perché potrebbe concentrarsi sul controllo della rete, soprattutto nell'ottica degli investimenti del Pnrr.

I malumori di Vivendi e il prossimo Cda

Ora la parola è al cda che si riunisce venerdì prossimo, 26 novembre. La convocazione della riunione straordinaria sarebbe nata dai malumori di Vivendi a cui, secondo indiscrezioni di stampa si è unito il disappunto dei consiglieri rappresentanti dei fondi che mettono in discussione la governance e chiedono ragione all'ad Luigi Gubitosi dello stato di deterioramento dei conti aziendali dopo due revisioni della guidance e il taglio del rating da parte di S&P. In quella stessa occasione ci si attende che si discuta anche della proposta di Kkr per dare il via, con un passaggio tecnico, scegliendo gli advisor, alle trattative e alla due diligence.

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