Draghi: debito cala con la crescita. Ma è sempre stato così? Lo Skywall

Economia

Lorenzo Borga

Secondo il presidente del Consiglio la crescita è la prima arma per ridurre il debito. Ma non tutti gli economisti ne sono convinti. Anche perché non è possibile ogni anno raggiungere una crescita del 6 per cento del Pil. Lo Skywall

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato nella conferenza stampa di mercoledì che «il debito pubblico è in lieve discesa [...]: è la prima conferma che dal
problema dell'alto debito pubblico si esce prima di tutto con la crescita». Nell'aggiornamento del Documento di economia e finanza infatti il governo ha certificato che la maggiore crescita del Pil nel 2021 (che arriverà al +6 per cento) farà scendere il rapporto debito/Pil e anche il deficit previsto per quest'anno e per il 2022.

Non tutti ne sono convinti

La convinzione di Draghi, che ha sostenuto di averla espressa molte volte in passato, non è però condivisa da tutti gli economisti. In tempi precedenti alla pandemia, per esempio, Carlo Cottarelli aveva sostenuto che è un'illusione aumentare la spesa pubblica per stimolare la crescita con l'obiettivo finale di abbassare il rapporto debito/Pil. Anche in tempi recenti il suo Osservatorio sui Conti Pubblici ha diffuso una nota secondo la quale «contare unicamente sull’effetto “denominatore” (l’aumento del Pil) porta a un calo molto lento del rapporto di debito. Se invece si risparmiano un po’ delle entrate che derivano dalla maggiore crescita, allora il rapporto cala molto più rapidamente».

Per la prima volta il debito cala da subito

Per anni, come dimostra il grafico di Mazziero Research, i governi italiani hanno promesso di ridurre il debito pubblico (la linea gialla), senza però riuscire quasi mai a rispettare le previsioni (le linee tratteggiate in bianco). In particolare lo schema era sempre lo stesso: si chiedeva uno sforamento del deficit previsto per l'anno successivo per stimolare la crescita economica, promettendo all'Ue di intraprendere un cammino di riduzione del debito dall'anno successivo. Quasi ogni anno però lo schema si ripeteva, rallentando o talvolta annullando gli sforzi per tagliare il rapporto debito/Pil.

Mazziero Research

Con la Nadef 2021 invece il governo Draghi è riuscito per la prima volta a tagliare debito e deficit rispetto alle previsioni, e a farlo già dal primo anno (cioè dal 2021).

 

L'obiettivo è stato raggiunto grazie all'enorme crescita del Pil rispetto alle previsioni (ci si attendeva un +4,5 per cento, si è arrivati al +6). Questo si è riflesso anche sulle stime di indebitamento. Ad aprile si attendeva un deficit del 5,9 per cento per il 2022, mentre grazie alla crescita aggiuntiva - a legislazione vigente - si sarebbe ridotto al 4,4. Così il governo Draghi ha deciso di usare i miliardi risparmiati, poco meno di una ventina, per aumentare la spesa e ridurre le tasse, raggiungendo una previsione di deficit finale del 5,6.

Tabella

In questo modo il governo è riuscito a trovare spazio per fare politica economica espansiva e aiutare la crescita, e allo stesso tempo migliorare i saldi del bilancio rispetto alle previsioni.

 

Ma non è scontato che ciò si riesca a fare ogni anno, soprattutto quando la crescita reale non si distanzia così tanto - come accaduto quest'anno - dalle previsioni iniziali. Per questo diversi economisti, come l'Osservatorio sui conti pubblici italiani, consigliano per il futuro di risparmiare una parte dei proventi della maggiore crescita per tagliare il debito direttamente. Anche perché la credibilità internazionale di Mario Draghi, di cui gli investitori internazionali evidentemente si fidano, non potrà durare in eterno per l'Italia.

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