Perché le imprese italiane non amano quotarsi in borsa: i dati e le possibili soluzioni

Economia

Le aziende italiane sono molto meno propense a quotarsi in borsa, risultando quindi più dipendenti dalle banche per il proprio finanziamento. Ma forse qualcosa sta cambiando. Guarda il video

A Piazza Affari sono quotate 475 società, secondo gli ultimi dati di luglio. Un numero che è cresciuto negli ultimi anni: dieci anni fa nel 2011 erano 328. A crescere però è stato un comparto specifico: quello dedicato alle piccole e medie imprese, su cui si concentra il mercato azionario Aim di Borsa Italiana (che dal 25 ottobre cambierà nome in Euronext Growth Milan). Per quanto riguarda invece le medio e grandi imprese, i numeri sono stabili se non in calo.

AIM

In effetti la ritrosia delle aziende italiane a quotarsi in borsa - preferendo i finanziamenti bancari - è dimostrata anche dai numeri forniti da Consob (per l'Italia) e dalla Banca Mondiale (per i paesi stranieri). Se in Regno Unito la capitalizzazione delle società quotate alla borsa di Londra supera perfino il Pil inglese, nel nostro paese raggiunge a mala pena un terzo.

Borsa vs Pil

I motivi per cui le imprese italiane, in questo caso le pmi, decidono di non quotarsi - e dunque rischiano di essere sottocapitalizzate oppure di essere troppo dipendenti dalle banche - sono sostanzialmente quattro. Secondo un sondaggio di Livolsi&Partner la scarsa attitudine alla trasparenza raccoglie il 35 per cento delle risposte. La difficoltà a dialogare con gli investitori esterni e con amministratori indipendenti è la seconda ragione. La gestione aziendale familiare vale il 25 per cento delle risposte. Mentre i costi di quotazione sono il quarto motivo, secondo il sondaggio.

 

Guarda nel video l'intervento, su questo, di Anna Lambiase (ceo di IRtop consulting), ospite a Sky TG24 Business.

Perché non quotarsi

Guarda invece qui sotto l'intera puntata di Sky TG24 Business del 28 agosto 2021, in cui è stata nostra ospite anche Monica Defend (Amundi).

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