Lavoro, incentivi per frenare le delocalizzazioni

Economia

Simone Spina

Ancora in gestazione il provvedimento per tentare di arginare i traslochi all’estero di aziende straniere che hanno avuto contributi pubblici e non sono in crisi. Il governo non pensa più a multe salate ma a sistemi per ricollocare i lavoratori che perdono il posto

Licenziare in Italia e spostare la produzione all’estero, dove i salari sono più bassi, avendo prima preso contributi pubblici o aver usufruito di vantaggi fiscali. E’ quello che le cronache degli ultimi anni, e mesi, ci raccontano. Con casi recenti, come quello di Gkn e Gianetti Ruote, pronti a chiudere nel nostro paese mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro.

Per mettere un argine a questo fenomeno le misure esistenti non sembrano funzionare. Ecco perché il governo cerca rimedi: un provvedimento contro le delocalizzazioni di chi non è in crisi. L’idea di fondo non è più però quella trapelata nelle scorse settimane e, cioè, di punire le multinazionali, con multe salate che avevano suscitato le proteste degli industriali, ma di incentivare gli investimenti.

Premi, ha spiegato il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, agli imprenditori che metteranno i loro soldi lì dove ci sono chiusure ed emorragie occupazionali.

Le nuove regole, ancora da mettere a punto, dovrebbero applicarsi alle aziende con almeno 250 dipendenti. Per chi vuole andar via ci sarebbe l’obbligo di preavviso se ci sono licenziamenti collettivi e un piano per assistere i dipendenti: in pratica l'impresa s’impegnerebbe con una serie di strumenti - come i corsi di formazione - per agevolare la ricerca di un nuovo posto.

Questa sorta di paracadute non sarebbe del tutto a carico dell’azienda ma finanziato, in parte, con fondi statali. La multinazionale, quindi, non sarebbe punita se va via ma se non presentasse il piano per i dipendenti non potrebbe avere per cinque anni aiuti pubblici o dovrebbe restituirne una parte.

Qualcosa del genere già esiste da anni ma con molti paletti ed eccezioni, col risultato che i traslochi all’estero non si sono fermati.

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