
Fisco, manovra per recuperare 12,6 miliardi dall’evasione: ecco come avvengono i controlli
Il Tesoro punta a riportare nelle casse dello Stato gli introiti mancanti per via dell’elusione fiscale: l’obiettivo da raggiungere è la riduzione del tax gap del 5% nel 2023 e del 15% nell’anno successivo. Lo si farà anche attraverso le entrate derivanti dalle auto-denunce dei contribuenti che hanno commesso errori in fase di dichiarazione. In questo modo saranno recuperati 2,8 miliardi

Riportare nelle casse dello Stato 12,6 miliardi “persi” per via dell’evasione fiscale. È questo l’obiettivo che il Fisco intende raggiungere nei prossimi anni: il tax gap dovrà essere ridotto del 5% nel 2023 e del 15% nel 2024. Il tutto per centrare l'obiettivo digitalizzazione e per spingere tutti gli operatori che sono coinvolti nel mondo della finanza ad essere più conformi alle norme
Governo, i temi caldi di settembre: da Covid a lavoro e fisco. L'agendaL’ex capo di gabinetto del Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) Roberto Garofoli, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Draghi, ha lanciato un monito al ministro dell’Economia Daniele Franco: dovrà essere potenziata l'infrastruttura informatica al fine di una semplificazione degli adempimenti dei contribuenti e per ridurre il divario tra le entrate di cassa effettive e le imposte dovute
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Obiettivo del Fisco è ridurre nel 2023 il tax gap del 5% rispetto al gap del 2019. L’ammontare calcolato è di poco più di 4 miliardi di euro che diventano più di 12 con la riduzione a regime del 15% del tax gap nel 2024. L’ex capo di gabinetto del Mef si mantiene prudente: le cifre sopra indicate non tengono infatti conto delle accise e delle imposte sui beni immobili, come l’Imu
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Lo Stato ha inoltre l’obiettivo, attraverso la riduzione del tax gap, di recuperare in modo strutturale le risorse che hanno alimentato il sommerso. Per fare ciò sono state indicate al Mef due strade: spingere il contribuente a chiarire le eventuali posizioni incongruenti tra quanto dichiarato e quanto dovuto e versato al fisco e perfezionare i parametri di controllo dei contribuenti. Insomma, l’utilizzo di specifici database deve puntare sempre più a comunicazioni mirate, ossia dirette a contribuenti per i quali vi siano davvero situazioni di anomalia

Diversi gli obiettivi che il sottosegretario Garofoli vuole raggiungere a stretto giro: il primo è fine 2022 e prevede un incremento del 20% del numero degli alert inviati ai contribuenti e del 15% del gettito. Il riferimento della “maggiorazione” fa riferimento sempre al 2019, anno prima della pandemia di Covid-19. Nelle previsioni dell’esecutivo c’è l’invio di quasi 2,6 milioni di lettere per un recupero di circa 2,5 miliardi. A questo si aggiunge un secondo importante target qualitativo, che corrisponde alla riduzione del 5% del numero di falsi positivi

Il secondo step è fissato fra due anni, ossia al 2024: in questo secondo frangente dovranno essere inviate lettere per accertamenti fiscali aumentate del 40% rispetto al 2019. Il gettito dovrà essere aumentato del 30% rispetto al pre-Covid19. Saranno dunque circa 3 milioni le lettere inviate e 2,8 miliardi l’ammontare del gettito aggiuntivo

In quest’ottica si inserisce un provvedimento già in atto, ossia quello della precompilata Iva. Il primo appuntamento con i registri precompilati è fissato per il prossimo settembre. A questo si aggiunge poi la dichiarazione che partirà dalle operazioni 2022 e arriverà dunque dal 10 febbraio 2023: questa operazione coinvolgerà 2,3 milioni di partite Iva

Un ulteriore passo in avanti riguarda la messa a punto della pseudoanonimizzazione dei dati, prevista dalla legge di Bilancio 2020. Si tratta del trattamento dei dati personali “interessanti” per il Fisco ma non riconducibili a una persona specifica e tali da non consentire più l’identificazione dell’interessato

L’idea è di utilizzare il patrimonio informativo dell’amministrazione per costruire modelli di rischio evasione attraverso dei dati preventivamente anonimizzati

Dopo tale operazione si potranno fare dunque in modo più agevole controlli sui soggetti ritenuti più pericolosi. Ovviamente per questa operazione è necessario trovare un accordo con il Garante della Privacy, vista la delicatezza dei dati trattati. Dopo di che, si tratterà di sviluppare i modelli informatici