La partita Unicredit-Mps può sbloccare il risiko bancario tra gli istituti bancari

Economia

Lorenzo Borga

Scarsa redditività, bassi tassi di interesse e trasformazione digitale spingono le banche italiane a unire le forze. Tutte le partite aperte del "risiko bancario" nello Skywall.

L'operazione tra Unicredit e il Ministero dell'Economia per vendere Monte dei Paschi di Siena, la quinta banca italiana, potrebbe sbloccare una serie di partite aperte tra gli istituti di credito italiani. Quello che è giornalisticamente chiamato "risiko bancario" racchiude infatti una serie di rumors che riguardano buona parte delle maggiori banche italiane.

 

Tra quelli più chiacchierati c'è la fusione tra Bper, la ex Banca Popolare dell'Emilia-Romagna, e la Banca Popolare di Sondrio, l'unica popolare che non si è ancora trasformata in spa. Regista dell'operazione potrebbe essere Unipolsai, il gruppo assicurativo che detiene partecipazioni in entrambe le banche.

 

Banco Bpm invece, che è stata per mesi associata a Bper, ora sembra più vicina all'accordo con Banca Carige, l'istituto di Genova che è appena uscito dal commissariamento da parte della Bce, dopo essere stato vicino al fallimento. Su Carige giocherebbe una partita anche Credem.

 

E poi c'è l'altro match, che non verte su una possibile acquisizione o fusione, ma sul controllo della governance. Parliamo di Generali, il più grande gruppo assicurativo italiano, in cui due azionisti sono particolarmente attivi: Francesco Gaetano Caltagirone, costruttore edile ed editore, che detiene il 5,6 per cento delle azioni, e Leonardo Del Vecchio, proprietario di Luxottica, che ha invece il 4,8. Gli stessi hanno anche un piede in Mediobanca, la cassaforte delle partecipazioni bancarie italiane, tra cui il 13 per cento proprio di Generali: il 3 per cento (in crescita) Caltagirone, e il 19 per cento Del Vecchio.

Le ragioni delle aggregazioni

La motivazione di tanto movimento tra le banche italiane è la difficoltà riscontrata negli ultimi anni dal settore. La trasformazione digitale, i bassi tassi di interesse e la scarsa dimensione media delle banche italiane - unite ai tanti crediti deteriorati con cui le banche sono uscite dalla crisi del debito del 2011-2012 - hanno compresso la redditività degli istituti di credito e hanno costretto il settore a tagliare quasi 100mila posti di lavoro negli ultimi sei anni (dati KPMG).

 

Ascolta su questo il commento dell'esperto Piergiacomo Braganti, direttore della ricerca di WisdomTree, ospite a Sky TG24 Business (clicca qui per l'intera puntata).

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