Dazi, l’armistizio Boeing-Airbus spinge il made in Italy

Economia

Simone Spina

L’accordo fra Europa e Stati Uniti sui due colossi dell’aviazione sospende una raffica di tariffe doganali che danneggiava molti prodotti dell’agro-alimentare del nostro Paese. Formaggi, salumi e liquori esportati negli Usa subivano un rincaro del 25% 

Cosa c’entrano gli aerei col Parmigiano? Apparentemente nulla, nel concreto parecchi soldi. La tregua di cinque anni sulla lunga disputa fra Stati Uniti e Europa sulla vicenda Boeing-Airbus, legata ai sussidi pubblici, sospende infatti una raffica di dazi all’esportazione Oltreoceano di molti prodotti made in Italy.

Nella lista ci sono alcune delle nostre eccellenze alimentari, che da tempo costavano molto di più sulle tavole degli americani a causa dei balzelli di Washington. In primo luogo, i formaggi come, appunto, il Parmigiano, ma anche Grana padano, Gorgonzola, Asiago e Fontina, nonché salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi e liquori come amari e limoncello.

Quando sbarcavano negli States subivano una maggiorazione di prezzo: l’ultimo, risalente al 2019, del 25 per cento. Un chilo di parmigiano, così, in America costava tre euro e cinquanta centesimi in più, con il conseguente aumento di vendite delle imitazioni più a buon mercato.   

I produttori italiani stimano che la sospensione dei dazi (congelati già da marzo in vista di un accordo) permetterà un incremento del giro d’affari di mezzo miliardo. L'armistizio, inoltre, scongiura ulteriori tegole tariffarie all'orizzonte, dando una spinta a un settore importante della nostra economia.

C’è però il rovescio della medaglia. I dazi a stelle e strisce avevano salvato vini e olio italiani, a discapito di quelli di altri Paesi come Francia e Spagna. Adesso quindi, il nostro spumante tornerà a competere con lo Champagne.  Non tutti quindi possono brindare col calice pieno e, in ogni caso, la guerra commerciale (anche l'Europa aveva tassato prodotti Usa) non è finita.

Per scongiurare nuove raffiche di balzelli, nei prossimi mesi Washington e Bruxelles dovranno trovare un'intesa su alcuni dossier caldi - acciaio e tassazione dei giganti digitali in primis - ma anche camminare di pari passo su quanto annunciato: contrastare quelle che sono state definite le pratiche anticoncorrenziali della Cina.

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