Cause ed effetti dell'accordo trovato per evitare futuri dazi sul dossier Airbus-Boeing, aperto da 17 anni. Anche per il made in Italy. Guarda il video
Il nuovo presidente che abita alla Casa Bianca, Joe Biden, aveva promesso relazioni più concilianti con l’Unione Europea. E il secondo segnale economico in questo senso, dopo l’accordo sulla tassa minima per le multinazionali, è arrivato. Guarda nel video l'intervento a proposito di Alessia Amighini (Ispi) a Sky TG24 Business.
L'annuncio
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente Usa hanno annunciato martedì di aver trovato un accordo per risolvere la disputa commerciale che riguarda le compagnie costruttrici di aeromobili Airbus e Boeing. La prima franco-tedesca-spagnola, controllata dai rispettivi governi, e la seconda americana, sono i due giganti dei cieli e da sole producono più del 90 per cento degli aerei commerciali consegnati ogni anno. L'origine della discordia tra Unione Europea e Stati Uniti è lontana nel tempo: da 17 anni si cerca una soluzione all’Organizzazione Internazionale del Commercio, senza successo. L’oggetto del contendere da una parte e dall’altra sono sempre stati i sussidi pubblici che hanno ricevuto le due compagnie. Ora Usa ed Europa hanno invece deciso di prorogare per cinque anni la tregua già iniziata a marzo con la sospensione dei dazi.
Non solo aerei
La questione non riguarda infatti solo gli aerei: come controffensiva sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea avevano imposto tariffe doganali sulle importazioni. Nell’ottobre 2019 l’amministrazione Trump aveva aggiunto 7,5 miliardi di di dollari dazi sulle importazioni dall’Europa, e la Commissione aveva risposto con 4 miliardi sull’import americano nel Vecchio Continente. Entrambe le misure erano legali dal punto di vista internazionale, ma ovviamente provocavano costi più alti per consumatori e imprese e rallentavano la crescita economica. I dazi americani avevano colpito duramente anche le esportazioni di agroalimentare made in Italy negli States.
Il made in Italy ringrazia
Nella lista dei prodotti che beneficeranno della stop ai dazi ci sono alcune delle nostre eccellenze alimentari, che da tempo costavano molto di più sulle tavole degli americani a causa dei balzelli di Washington. In primo luogo i formaggi come, appunto, il Parmigiano, Grana padano, Gorgonzola, Asiago e Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi e liquori come amari e limoncello. Quando sbarcavano negli States subivano una maggiorazione di prezzo: l’ultimo, risalente al 2019, del 25 per cento. Un chilo di parmigiano, così, in America costava tre euro e cinquanta centesimi in più, con il conseguente aumento di vendite delle imitazioni più a buon mercato. I produttori italiani stimano che la sospensione dei dazi (congelati già da marzo in vista di un accordo) permetterà un incremento del giro d’affari di mezzo miliardo. L'armistizio, inoltre, scongiura ultioriori tegole tariffarie all'orizzonte, dando una spinta a un settore importante della nostra economia. C’è però il rovescio della medaglia. I dazi a stelle e strisce avevano salvato vini e olio italiani, a discapito di quelli di altri Paesi come Francia e Spagna. Adesso quindi, il nostro spumante tornerà a competere con lo Champagne. Non tutti quindi possono brindare col calice pieno e, in ogni caso, la guerra commerciale (anche l'Europa aveva tassato prodotti Usa) non è finita.