Blocco licenziamenti 2021, ipotesi proroga per settori in crisi

Economia

Si discute ancora sul blocco dei licenziamenti. Anche se, visti i molti lavoratori che sono fuoriusciti dal mercato del lavoro e la ripresa in arrivo, i numeri dei licenziati potrebbero essere minori di quanto preventivato.

Il blocco dei licenziamenti continua a far discutere politica e parti sociali. Con il decreto sostegni bis in discussione in Parlamento si riaccendono le polemiche e ognuno cerca di portare a casa il risultato. Confindustria chiede di mantenere inalterato il decreto, sminuendo i rischi di un boom di fuoriuscite dalle aziende. I sindacati invece vogliono estendere la misura oltre al punto di compromesso trovato nel decreto del governo. Secondo Maurizio Landini della Cgil sarebbe grave non prorogare la misura.

 

A oggi infatti il blocco scade a fine mese, il 30 giugno, per i licenziamenti per giustificato motivo e i licenziamenti collettivi. Ma per le aziende che in estate utilizzeranno la cassa integrazione senza pagare addizionali sarà prorogato fino a ottobre.

 

Una proposta avanzata dai sindacati e su cui il ministro Orlando si è detto pronto a discutere è quello di introdurre un ulteriore elemento di selettività. Si vorrebbe dunque prorogare il blocco per i settori più in crisi, come quello tessile e il calzaturiero, sperando che anche per queste filiere la tempesta finirà e si potrà tornare alla normalità senza lasciare a casa nessuno.

licenziamenti

Altri settori hanno invece recuperato dalla crisi economica, come l’edilizia spinta dal superbonus 110% e gran parte della manifattura. I servizi – come bar, ristoranti e settore turistico – sono quelli che hanno subito più forte il colpo della crisi. Ma è anche vero che si tratta delle aziende che più spesso utilizzano contratti flessibili, e che dunque non hanno avuto bisogno di licenziare per sfrondare la mano d’opera.

 

Ci sono comunque buone ragioni per sperare che la ripresa economica risolverà i problemi oggi all’ordine del giorno, come sostiene anche il ministro dell'Economia Daniele Franco. Il rimbalzino del Pil potrebbe essere più forte del previsto per quest’anno, e in molti sono già usciti dal mercato del lavoro, tra precari lasciati a casa e licenziamenti permessi, che nel 2020 si sono dimezzati rispetto all'anno prima e non azzerati.

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