Blocco dei licenziamenti, le tappe della vicenda

Economia

Simone Spina

Retromarcia del governo. Cancellata la norma del decreto Sostegni Bis che permetteva di allungare il divieto alle aziende che usano la cassa integrazione Covid, quella pagata interamente dallo Stato

E’ il 20 maggio. Il governo ha appena approvato il decreto Sostegni Bis e il premier Mario Draghi dà la parola al ministro del Lavoro Andrea Orlando, che tira fuori quello che sembra un asso nella manica.

“C’è poi una norma che abbiamo un po’ costruito in modo repentino nelle ultime ore”, ammette il ministro, che spiega: “Per chi prende la cassa Covid entro il mese di giugno, ci deve essere un impegno a una proroga al 28 agosto per il licenziamento”. 

 

Tutti d’accordo? Per niente. Confindustria grida all’inganno, il centrodestra (Lega in primis) alza le barricate per quella che suona come una proroga del blocco dei licenziamenti, e il testo del decreto non compare sui radar.

Quattro giorni dopo la retromarcia: Palazzo Chigi informa che la norma è cancellata. Da luglio, quindi, le grandi imprese (industria ed edilizia) potranno lasciare a casa i dipendenti anche se utilizzeranno la cassa integrazione Covid, quella pagata interamente dallo Stato.

Il divieto di licenziare (una misura tutta italiana varata all’inizio della pandemia), poi tramonterà per tutte le altre aziende a fine ottobre.

Resta, invece, l’obbligo di non lasciare a spasso operai e impiegati per chi da luglio userà la Cassa integrazione ordinaria usufruendo di uno sconto (cioè non pagando le addizionali).

Confermate anche le altre misure per il lavoro del decreto Sostegni Bis per cercare di frenare la temuta emorragia di posti.

 

Il contratto di rioccupazione: fino al 31 ottobre chi assumerà un disoccupato non pagherà i contributi pensionistici per sei mesi. Lo sconto può arrivare fino a un massimo di 6 mila euro, ma se alla fine di questo periodo l’azienda non terrà il dipendente a tempo indeterminato dovrà restituire i soldi allo Stato. L’idea in questo caso è di favorire chi è senza impiego.

Per mantenere il personale esistente lo strumento su cui si punta è il contratto di solidarietà.  Non si tratta di una novità ma viene allargata la portata: le imprese che hanno visto dimezzare il fatturato potranno ridurre fino al 70% gli stipendi degli impiegati, a fronte della riduzione dell’orario di lavoro e purché non licenzino.

Questa possibilità vale per le aziende più grandi, che potranno avvalersi anche del contratto di espansione.  Anche questo viene ampliato: potrà accedervi chi ha più di 100 dipendenti (prima la soglia era di 250) e permetterà uno scivolo per lasciare il posto cinque anni prima del traguardo della pensione.


Per i lavoratori stagionali, del turismo e dello sport c’è poi un’indennità una tantum di 1600 euro. E la Naspi, il sussidio di disoccupazione, fino a dicembre non diminuirà nel corso dei mesi come accade ora. 

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