
Incentivi statali, tutte le agevolazioni per le Pmi fino al 2023
Sono diversi i bonus previsti dal Piano Transizione 4.0 del ministero dello Sviluppo economico che possono sostenere le imprese che vogliono investire e crescere. Gli aiuti sono disponibili fino a giugno 2023. Ecco quali sono i più vantaggiosi

Il Piano Transizione 4.0 (il nuovo piano nazionale del Mise approvato nella legge di Bilancio 2021) e i programmi di sviluppo nazionali prevedono diversi incentivi per le piccole e medie imprese fino al 2023. Ecco quali sono i più vantaggiosi

Il Piano Transizione 4.0 sostituisce il precedente piano Impresa 4.0 ed è stato descritto dal ministero dello Sviluppo economico come “il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano". L’investimento consiste in circa 24 miliardi di euro e le misure avranno effetto fino a giugno 2023

L’Ufficio Tecnico normativo dell’agenzia di sviluppo Mendelsohn ha elaborato una guida a questi incentivi destinata alle imprese che intendono investire e utilizzare gli incentivi statali disponibili

Tra gli incentivi c'è il credito d’imposta Formazione 4.0, per l’acquisizione o il consolidamento delle competenze e conoscenze nelle tecnologie d'impresa. Con il credito d’imposta le aziende ottengono liquidità immediata tramite la presentazione delle istanze all’Agenzia delle Entrate. La compensazione avviene poi sugli F24

Viene riconosciuto dal 30% al 50% di credito di imposta per le spese di formazione del personale. Si ottiene calcolando il credito di imposta utilizzabile negli F24 da inviare all’Agenzia delle Entrate attraverso: le buste paga del personale, anche docente, per le ore impegnate nelle attività di formazione 4.0; i costi dei formatori esterni; le spese generali sostenute. È necessaria la certificazione della documentazione da parte di un revisore legale

Un altro credito d’imposta previsto dal Piano Transizione 4.0 è quello per gli investimenti in beni strumentali, che incentiva i nuovi investimenti in beni materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi. Per accedere è necessaria un’analisi tecnica del bene che attesti la rispondenza ai requisiti 4.0 e una perizia tecnica asseverata a firma di un ingegnere iscritto all’albo

La quota che si può ottenere è del 50% del valore del bene per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro; 30% per l’eccedenza fino a 10 milioni di euro; 10% per l’eccedenza fino a 20 milioni di euro. Per i software, il credito di imposta è del 20% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di euro

Un'altra agevolazione prevista è il Bonus Ricerca 2020, che incentiva la spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica per sostenere la competitività delle imprese e per favorirne i processi di transizione digitale nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale

Il credito riconosciuto arriva fino al 45% dei costi sostenuti nell’anno precedente per le attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Per accedere è necessaria una relazione tecnica asseverata, un fascicolo tecnico in caso di controlli, la certificazione dei costi di ricerca da parte di revisore legale

C'è poi il bonus Investimenti Sud a cui possono accedere imprese di Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise e Abruzzo. È rivolto a tutte le imprese per investimenti su macchinari, impianti e attrezzature, nuovi di fabbrica, di tutte le dimensioni e di quasi tutti i settori economici (escluse siderurgia, costruzioni navali, carbone, produzione di energia, finanza, credito, assicurazioni)

Il bonus riconosciuto è del 45% nel caso di piccole imprese, 35% per le medie e 25% per quelle di grandi dimensioni. Per il Molise e l’Abruzzo, invece, le percentuali di aiuto sono ridotte rispettivamente al 30%, al 20% e al 10%. Si accede con una compensazione automatica al ricevimento dell’autorizzazione alla fruizione da parte dell’Agenzia delle Entrate sugli F24, anche prima di pagare i fornitori. L'agevolazione è retroattiva fino al 1° marzo 2017 e cumulabile con altri crediti di imposta

Il centro studi di Confindustria prevede "solo a fine 2022 il lungo recupero dell'economia italiana porterebbe vicino alla completa chiusura del gap generatosi con la crisi pandemica"
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Nelle previsioni di Confindustria il numero delle persone occupate è atteso ancora in calo nel 2021, -1,7%. Il calo degli occupati nell'anno in corso seguirà il -2,8% del 2020 (770mila occupati in meno nel quarto trimestre rispetto a fine 2019). Solo "nel 2022, secondo anno di risalita del Pil, ci sarà spazio anche per un recupero del numero di occupati" che gli economisti di Confindustia prevedono del +1,4% pari a +313mila

Il Centro studi di Confindustria descrive "un'economia e una società compresse" ma "anche ricche di risorse ed energie che possono e devono essere liberate. Quanto più la crisi economica ha colpito, settori produttivi o fasce occupazionali o categorie sociali, tanto più si avverte la necessità di sanare le ferite - certo - ma anche ricostruire le premesse per liberare il potenziale italiano di sviluppo sostenibile"