
Lavoro, l'allarme del Cnel: "Con Covid rischio situazione esplosiva"
Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro avverte: "La crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l'attività lavorativa è stata sospesa o ridotta". Donne e giovani i più penalizzati

La pandemia da Covid-19 ha peggiorato le condizioni del mercato del lavoro, con la situazione che rischia di diventare "esplosiva" nei prossimi mesi con la fine del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione con causale Covid. L'allarme è stato lanciato dal Cnel che ha anticipato parte dei contenuti del Rapporto sul mercato del lavoro che verrà presentato il 12 gennaio
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"La crisi conseguente alla pandemia - scrive il Cnel - ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l'attività lavorativa è stata sospesa o ridotta"
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L'impatto della crisi - sottolinea il presidente del Cnel, Tiziano Treu - ha alterato in profondità il funzionamento del mercato del lavoro come dell'economia, con impatti diversificati per settori, per territori e per gruppi sociali, allargando divergenze e diseguaglianze storiche. Gli impatti più gravi si sono verificati nei settori ad alta intensità di relazioni personali come il turismo, la ristorazione, le attività di cura, e i servizi in genere"
L'ANALISI DEL CNEL
"Quando l'emergenza sarà passata - sottolinea - ci troveremo con la peggiore combinazione - in Europa e nella nostra storia repubblicana - di alto debito pubblico, bassa natalità, bassa presenza degli under 35 nel sistema produttivo italiano"

Il tasso di Neet (cioè chi non studia, non lavora e non è in un percorso di formazione) rischia di innalzarsi ulteriormente. La didattica a distanza legata al rischio di contagio - spiega Treu - "ha esposto ad una forte crescita del rischio di dispersione scolastica"

Le donne, con i giovani, "hanno pagato il prezzo più alto della crisi in quanto impegnate a ricoprire ruoli e a svolgere lavori più precari, soprattutto nei servizi", ma anche perché hanno avuto un maggiore carico di lavoro familiare con le scuole chiuse. Il blocco dei licenziamenti ha protetto, infatti, i dipendenti a tempo indeterminato e la riduzione dell'occupazione si è concentrata nel lavoro a termine e in quello indipendente. Meno della metà delle donne tra i 15 e i 64 anni è occupata

Il Cnel segnala inoltre l'aumento della povertà e del lavoro nero. Sono circa 5,3 milioni le famiglie con un Isee minore di 9.360 euro annui

Anche i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato del settore privato sono stati colpiti dalla crisi, anche se hanno mantenuto il posto di lavoro grazie al blocco dei licenziamenti

Il loro reddito si è ridotto con il massiccio utilizzo della cassa integrazione e una parte rilevante (il 77,5%, cioè oltre tre su quattro) non ha avuto aumenti salariali dato che il contratto di lavoro scaduto non è stato rinnovato

"Il numero di occupati tra ottobre 2019 e ottobre 2020 è diminuito del 2% sia tra gli uomini sia tra le donne. Il numero dei giovani occupati con meno di 34 anni è diminuito del 4%. "I più giovani - conclude il Cnel - rappresentano la classe di età che maggiormente ha subito i contraccolpi del virus e delle conseguenti misure di contenimento"