
Il prestito Mes continua a far discutere la politica italiana. Ecco tutte le risposte alle domande sulla linea di credito agevolata creata in seguito all'emergenza Covid. A cura della redazione economica di Sky TG24.

Cos’è il MES? È il Meccanismo Europeo di Stabilità, chiamato anche Fondo Salva Stati. È nato a seguito della crisi del debito nel 2012 per prestare soldi a paesi in forte difficoltà finanziaria. I prestiti legati all’emergenza Covid sono una nuova missione assegnata al MES: una linea di credito agevolata disponibile per qualsiasi paese dell’Eurozona, alle stesse condizioni per tutti.

Quanti soldi può avere l’Italia e quando potrebbe ottenerli? La cifra massima che può chiedere l’Italia è di circa 36 miliardi. Si tratta di un prestito, che va quindi restituito. A differenza del Recovery Fund, che non sarà operativo fino all’anno prossimo, i soldi del MES sono disponibili da subito. L’ultimo momento utile per chiederli è la fine del 2022.
In quanto tempo si possono restituire e con quali costi?
I soldi vanno restituiti al massimo in 10 anni. Il tasso di interesse è molto basso.
Se la restituzione avviene in sette anni, il tasso è addirittura negativo. In sostanza non si paga alcun interesse e si restituisce un po’ meno di quanto preso a prestito.
Per il prestito decennale il tasso è quasi nullo: 0,08%.

Per cosa si possono usare i soldi? I soldi vengono concessi a patto che vengano spesi in modo diretto o indiretto per sanità e prevenzione alla luce dell’emergenza Covid. Non si tratta quindi solo di spese mediche, ma di investimenti che potrebbero ad esempio riguardare anche le scuole o la sicurezza nelle fabbriche. Se un paese chiede i soldi deve consegnare un piano che indichi quali spese intende finanziare.

Se quei soldi servono, ci sono alternative al MES?
L’Italia potrebbe farsi prestare quei 36 miliardi anche sul mercato, piazzando titoli di Stato. In quel caso il tasso sarebbe più alto.
Invece di 30 milioni di interessi all’anno (che è il costo del prestito decennale del MES) pagherebbe ai valori di oggi circa 500 milioni l’anno. Il costo sarebbe in realtà più basso grazie agli acquisti della BCE, ma un valore esatto è difficile da quantificare.

Ci sono condizioni che potrebbero essere poste in futuro?
E il dubbio che agita di più la politica: “e se un domani siccome abbiamo preso quei soldi ci chiedono di tagliare le pensioni?”.
Il MES nel suo trattato istitutivo prevedeva forti condizioni, come visto con la Grecia.
Il prestito per l ‘emergenza COVID è di tipo diverso. La Commissione Europea ha garantito che non ci saranno missioni di controllo o richieste di misure correttive.
Restano validi i meccanismi del semestre europeo e le clausole di sostenibilità dei conti legate all’appartenenza all’Eurozona.

Quanti paesi hanno chiedo il prestito? Nessuno. Francia, Germania e altri quattro paesi spuntano già oggi sui mercati tassi più bassi di quelli offerti dal Mes. Mentre Grecia, Italia, Cipro, Spagna e altri ci guadagnerebbero. Ma al di fuori dei paesi mediterranei i risparmi sarebbero davvero ridotti, se non negativi. Ecco perché quasi tutti gli stati dell’Euro hanno escluso finora di attivare la linea di credito di emergenza: non conviene. Alcuni probabilmente si riservano di riconsiderare la possibilità se la situazione dovesse peggiorare in futuro.

Come sarebbero distribuiti i soldi? Una prima bozza del governo ha indicato una possibile ripartizione: la Lombardia riceverebbe più di tutte le regioni, circa 6 miliardi di euro, seguita da Lazio, Veneto e Sicilia con più di 3 miliardi ciascuna. L’ipotesi alla base della simulazione è che venga utilizzato lo stesso criterio dell’attuale fondo sanitario nazionale, basato sugli abitanti e sulla quota di anziani. Non è però una scelta scontata: i criteri potrebbero invece seguire le necessità di investimento nel sistema sanitario.