Coronavirus, produttore di mascherine: non compratele

Economia

Paola Baruffi

Nella fabbrica che le produce scopriamo come si usano, quali sono quelle che funzionano e perché non le dovete comprare.

 

Nel magazzino ci sono prodotti di tutti i tipi ma di mascherine usa e getta, quelle adatte a proteggersi dai virus, che in questi giorni tutti vorrebbero comprare ce ne sono solo cinque scatoloni. Le producono nella loro filiale spagnola e stanno aspettando un nuovo carico, ma Andrea Spasciani, della Spasciani S.p.a., azienda di Origgio, in provincia di Varese, specializzata nella produzione di dispositivi per la protezione delle vie aeree, è preoccupato. La domanda di prodotto, per la prima volta è troppo alta rispetto alla capacità produttiva.

Turni di lavoro triplicati

Dalla fine di gennaio, quando è iniziata l’emergenza coronavirus in Cina, hanno triplicato i turni di lavoro nella loro azienda spagnola, quella in cui producono le mascherine con la sigla “FFP2” o “FFP3”. Si tratta di dispositivi che in tempi normali si possono comprare in ferramenta e in genere sono usati per la sicurezza sul lavoro di imbianchini, falegnami o muratori. Proteggono da pulviscolo, polveri e nebbie, compreso l’aerosol, il mezzo attraverso cui si sta diffondendo il virus. “Da fine gennaio ci sono stati acquisti enormi sul mercato internazionale –spiega Andrea Spasciani – arrivavano ordini di grandi proporzioni e richieste insistenti”.

La Beffa Di Wuhan

La mancanza di mascherine sul mercato non è dovuta solo al picco di domanda. Tra i maggiori produttori di questi dispositivi al mondo infatti ci sono proprio aziende che hanno sede in Cina, nella zona di Wuhan, la città da cui tutto ha avuto inizio.

Materiali introvabili

“Continueremo a lavorare su tre turni finché ci sarà la materia prima” spiega Spasciani. “Tutti i produttori stanno facendo incetta di materiali e se sul mercato mancano le mascherine noi ci giriamo indietro e cerchiamo la materia prima con cui farle”. La materia prima di cui parla è l’ffp, il tessuto non tessuto con cui si fanno i filtri. “Ci aspettiamo un contraccolpo su questa linea di produzione, proprio per la scarsità di ffp”. Per questo stanno lavorando su due turni anche nella fabbrica italiana. Qui fanno un prodotto di alta gamma. Si tratta di maschere riutilizzabili con filtri di ricambio che durano a lungo e che potrebbero utilmente essere impiegate per chi lavora in prima linea come la Protezione Civile o chi guida le ambulanze.

Come si usano

La parte del filtro è quella bianca e possono avere una valvola per la respirazione. Per utilizzarle serve una preparazione minima.  Per farle aderire bene al viso non si deve avere la barba, non devono essere mai tolte, una volta che le sposti dalla faccia le devi buttare perché da quel momento non ti danno più alcuna garanzia di protezione. Quindi se per esempio la indossi e poi te la metti sulla testa per il tempo di un caffè la devi buttare.

Non compratele

È per questo che –paradossalmente- l’appello a non comprarle arriva proprio da chi le produce. “Credo che il grande pubblico non dovrebbe comprare questi prodotti” conclude Spasciani. “È meglio che le poche scorte che ci sono siano dedicate a chi veramente si trova a rischio di contagio. I medici, gli infermieri, chi guida le ambulanze, non certo chi deve andare al supermercato a fare la spesa”.

 

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