Riscatto degli anni di laurea agevolato 2020: come funziona e a chi conviene

Economia

Silvia Monsagrati

La misura interessa potenzialmente molte persone: i laureati in Italia sono circa 6 milioni e mezzo, poco meno del 17% della popolazione. Va a modificare la data della pensione? Ecco i dettagli

Lo scorso governo ha introdotto il riscatto agevolato della laurea, che ha un costo decisamente inferiore rispetto a quello “ordinario”. Una misura che interessa molte persone, dal momento che, esclusi i pensionati, i laureati in Italia sono circa 6 milioni e mezzo, poco meno del 17% della popolazione tra i 15 e i 64 anni.

Cosa è il riscatto della laurea

Il diritto ad andare in pensione si matura con un misto di anni di età e anni di contributi versati, cioè anni di lavoro (qui i requisiti per la pensione e i modi per anticipare l’uscita dal lavoro) . Il riscatto della laurea è un sistema che consente di aggiungere gli anni di studio al numero di anni di lavoro. Per il riscatto degli anni di università è necessario essersi effettivamente laureati e versare i contributi per gli anni (tutti o parte) del proprio corso legale di studi, esclusi quindi i periodi di studio fuori corso.

Chi può chiedere il riscatto della laurea

Il riscatto della laurea (totale o parziale) può essere richiesto dai lavoratori, dipendenti o autonomi, che rientrano nella gestione dell’INPS o che, pur appartenendo a un’altra gestione, sono stati in passato iscritti all’INPS per un periodo. Quanto costa il riscatto “ordinario”. Il costo dipende dallo stipendio che si ha al momento della domanda. Più si guadagna, più è costoso. Perché il lavoratore deve pagare di tasca sua tutti i contributi come se in quegli anni di studi avesse guadagnato il suo stipendio attuale.

Consideriamo un lavoratore dipendente che abbia iniziato a lavorare nel 1998 (rientra dunque interamente nel sistema contributivo). Decide di riscattare i 4 anni di studio. Guadagna 35mila euro lordi all’anno, sui quali deve pagare il 33% di contributi. Per riscattare ciascun anno di laurea deve versare 11.550 euro (cioè il 33% di 35mila). In tutto dunque il riscatto della laurea gli costa circa 46mila euro.  Se quello stesso lavoratore decide di riscattare la laurea a fine carriera, quando guadagna ad esempio 50mila euro all’anno, il riscatto della laurea gli costa 66mila euro, 20mila euro in più rispetto a quando guadagnava 35mila euro.

Le somme necessarie al riscatto della laurea comunque sono rateizzabili fino a 120 mesi, e vengono in parte recuperate perché sono deducibili dal reddito.

Inoltre va ricordato che si tratta di una sorta di prestito a sé stessi, perché aumenteranno l’assegno quando si andrà in pensione.

Il riscatto “agevolato”

Nel 2019 è stato introdotto il riscatto agevolato, che riduce i costi per riscattare gli anni dell’università. Una misura destinata soprattutto ai giovani con carriere discontinue che avrebbero più difficoltà a mettere insieme gli anni di contributi necessari per andare in pensione. Lo sconto è di tutto rispetto, e più il reddito è alto più è conveniente: per ogni anno riscattato si dovranno versare circa 5.260 euro.
Tornando al lavoratore del punto precedente, riscattare la laurea con lo sconto gli costerebbe circa 21mila euro contro i 46mila del riscatto ordinario a metà carriera e addirittura dei 66mila a fine carriera. Rimane la possibilità di rateizzare le cifre dovute fino a 120 mesi. I contributi versati per il riscatto della laurea godono inoltre di agevolazioni fiscali (ma non per gli autonomi in regime forfetario).

Chi può chiedere il riscatto agevolato

Il riscatto della laurea “scontato” può essere richiesto da tutti gli iscritti all’INPS, dipendenti o autonomi. Inizialmente, nella legge che lo istituiva, poteva essere richiesto solo per periodi di studio successivi al 1996. Ma una recente circolare dell’Inps ha chiarito che è valida anche per chi ha conseguito il diploma universitario prima del 1996. Attenzione però: chi sceglie il riscatto agevolato per un periodo di studio antecedente al 1996 deve optare obbligatoriamente per il sistema contributivo. In sostanza se a richiederlo è un lavoratore che rientra nel sistema retributivo o misto (più vantaggiosi per il calcolo della pensione), dovrà farsi bene i suoi calcoli, perché potrebbe trovarsi con un assegno più basso.

A chi conviene il riscatto della laurea?

Riscattare gli anni di studio può servire ad aumentare il proprio “carnet” di contributi.
Quindi può aiutare a raggiungere prima l’età della pensione.
Ma non a tutti, anche a prezzo agevolato, conviene.
Vediamo alcuni casi:

Riscatto della laurea agevolato e pensione di vecchiaia
Chi ha iniziato a lavorare tardi (diciamo dopo i 26 anni) dovrà attendere l’età della  pensione di vecchiaia, cioè i 67 anni della legge Fornero. Ma deve aver lavorato e versato contributi almeno per 20 anni, altrimenti dovrà aspettare addirittura i 71 anni. Il riscatto può servire dunque a chi deve ancora totalizzare i 20 anni di contributi. Per chi ha già raggiunto questa soglia non è necessario. Il riscatto ovviamente fa anche aumentare la pensione, ma trattandosi di soldi che si devono mettere di tasca propria è utile valutare se non possano rendere di più utilizzati in altro modo.

Riscatto della laurea agevolato e pensione anticipata
Per la pensione anticipata servono, attualmente, 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi (per le donne). Chi ha raggiunto queste soglie contributive può lasciare il lavoro indipendentemente da quanti anni abbia. Per ricorrervi bisogna ovviamente aver iniziato a lavorare abbastanza presto
In questo caso riscattare gli anni di studio potrebbe aiutare ad andare in pensione prima.

 

Ad esempio chi è nato tra la metà degli anni 60 e l’inizio degli anni 70, e ha iniziato a lavorare subito dopo la laurea potrebbe, con il riscatto degli anni di studio, teoricamente riuscire ad andare in pensione a poco più di 60 anni, 5 anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia, e 4 anni prima rispetto alla pensione anticipata senza riscatto. Ma attenzione: dovrebbe rinunciare (se il periodo di studio da riscattare è antecedente al 1996) al sistema misto al quale apparteneva, optando per il contributivo che comporterà inevitabilmente un taglio dell’assegno.

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 già rientra interamente nel contributivo, quindi se sceglie il riscatto agevolato della laurea non dovrà rinunciare a un sistema più vantaggioso. La convenienza rispetto alla pensione anticipata o di vecchiaia può arrivare anche in questo caso fino a 5 anni. Ma questa categoria di lavoratori ha già una via di uscita preferenziale: è la cosiddetta pensione contributiva anticipata che consente di andare in pensione con 64 anni di età e 20 di contributi. Ma è un privilegio solo per coloro che hanno avuto redditi medio-alti e con i contributi versati maturano una pensione di almeno 1290 euro al mese

Il vantaggio di riscattare la laurea rispetto alla pensione anticipata contributiva si riduce a 1-2 anni, quindi bisogna valutare se conviene sostenere i costi del riscatto agevolato per guadagnare meno di due anni.

Riscatto della laurea e quota 100

Con quota 100 si può andare in pensione a 62 anni di età a patto che si abbiano 38 anni di contributi versati. Il riscatto agevolato della laurea può servire in questo caso se si ha il requisito dell’età ma non quello degli anni di lavoro (a patto che il numero di anni del proprio corso di laurea siano sufficienti a riempire il “buco” contributivo).  Ma qualsiasi lavoratore che si vicino a “quota 100” ha iniziato a lavorare prima del 1996 e deve fare quindi grande attenzione al ricalcolo contributivo. Potrebbe ritrovarsi con una pensione ben più bassa di quella che maturerebbe a 67 anni. 

Riscatto della laurea e Opzione donna

Con Opzione donna le lavoratrici possono lasciare il lavoro a 58 anni di età (dipendenti) o a 59 anni (autonome)

Sono però necessari 35 anni di contributi (il che significa che bisogna aver iniziato a lavorare entro i 23 anni e aver sempre lavorato e versato contributi)
In questo caso il riscatto della laurea potrebbe rappresentare effettivamente una opzione vantaggiosa, per le laureate che pur avendo raggiunto l’età giusta non hanno i contributi necessari. Tanto più che scegliendo Opzione donna già si accetta che la propria pensione venga ricalcolata interamente con il contributivo, quindi da questo punto di vista non si perderebbe nessun vantaggio.
Prendiamo una donna nata nel 1963 che abbia iniziato a lavorare nel 1989.
Nel 2021 avrà 58 anni, l’età giusta per accedere a Opzione donna, ma solo 32 anni di contributi invece dei 35 necessari. Con il riscatto della laurea potrà raggiungere l’obiettivo.

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