Esistono parecchi modi per lasciare prima il lavoro: ecco le soluzioni previste dalla legge. Una di queste potrebbe essere la vostra
Dal 2012 la legge Fornero regola la previdenza italiana. In base alla legge Fornero il modo principale per lasciare il lavoro è la pensione di vecchiaia.
Il diritto si matura a 67 anni di età, con 20 anni di contributi
Per chi svolge lavori gravosi bastano 66 anni e 7 mesi, ma servono 30 anni di contributi
Per chi non ha 20 anni di contributi servono 71 anni di età (e almeno 5 anni di contribuzione effettiva).
Ora, mentre i sindacati chiedono di abbassare l’età, e la politica studia un modo per riformare la previdenza senza sfasciare i conti pubblici, bisogna notare che esistono già molti modi per anticipare la pensione.
Pensione anticipata
Si può lasciare il lavoro indipendentemente dall’età.
Il diritto però si matura al raggiungimento
di 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini)
o 41 anni e 10 mesi di contributi (donne)
Quota 100
Introdotta nel 2018 consente di lasciare il lavoro quando la somma di anni di lavoro e contributi versati fa, appunto, 100. Con dei paletti: l’età minima è 62 anni, con 38 anni di contributi.
La misura è sperimentale, e dura fino al 2021. Finora le richieste sono state inferiori al previsto
Lasciare prima il lavoro comporta una riduzione dell’assegno dal momento che si versano contributi per meno anni rispetto all’età di legge
Opzione donna
Come dice il nome, è riservata alle donne.
Il diritto a lasciare il lavoro si matura a 58 anni di età (lavoratrici dipendenti)
o a 59 anni di età (lavoratrici autonome)
Sono necessari 35 anni di contributi
A fronte della possibilità di lasciare il lavoro fino a 9 anni prima rispetto all’età di legge,
c’è uno svantaggio: l’intero assegno verrà ricalcolato con il sistema contributivo.
Questo può comportare un taglio della pensione che può arrivare al 40%. Più anni si hanno nel più generoso sistema retributivo (che tiene conto degli anni di lavoro antecedenti al 1996 e al quale bisognerebbe rinunciare), più la riduzione dell’assegno sarà corposa.
Altro svantaggio, le finestre di uscita: le lavoratrici dipendenti possono andare in pensione 12 mesi dopo aver maturato i requisiti. Le autonome devono aspettarne addirittura 18
Ape sociale
Misura confermata nell’ultima manovra. È un assegno a carico dello stato che si percepisce fino a quando non si matura il diritto alla pensione. Per richiederlo bisogna avere almeno 63 anni
È riservato a:
- Lavoratori in condizioni di disagio (disoccupati senza assegno sociale da almeno tre mesi, con almeno 30 anni di contributi )
- Lavoratori che assistono un parente disabile con anzianità contributiva di almeno 30 anni
- Lavoratori con riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74% e con anzianità contributiva di almeno 30 anni
- Lavoratori che abbiano svolto mansioni gravose negli ultimi 10 anni, con almeno 36 anni di contributi
L’assegno è pari alla pensione calcolata al momento della richiesta, ma non può superare i 1500 euro, viene versato in 12 mensilità. Negli anni in cui si percepisce l’Ape sociale non si maturano contributi, per cui la pensione sarà quella maturata al momento della richiesta di Ape sociale.
Ape volontario
Permette di ricevere un assegno prima della pensione. È un prestito erogato dalle banche. Si può chiedere per un massimo di 36 mesi (consente quindi di smettere di lavorare 3 anni prima dell’età della pensione).
Lo può richiedere chi ha almeno 20 anni di contributi versati. Consente di continuare a lavorare mentre lo si percepisce.
L’importo minimo è di 150 euro, quello massimo va dal 75% al 90% dell’assegno pensionistico maturato a seconda del numero dei mesi per cui si richiede
Il prestito viene erogato in 12 rate mensili, e si restituisce con trattenute sulla pensione futura (240 rate mensili, pari a 20 anni)
Isopensione
Tecnicamente non è una vera pensione, ma un assegno che accompagna alla pensione. Totalmente a carico del datore di lavoro.
Viene versato a chi maturerà i requisiti per la pensione al massimo entro 4 anni.
Essendo un incentivo all’esodo, va regolato da accordi aziendali con i sindacati più rappresentativi
Viene corrisposto in 13 mensilità, ma può anche versato in un’unica soluzione.
Pensione lavoratori precoci
Chi ha iniziato a lavorare almeno 12 mesi prima di compiere i 19 anni può andare in pensione con 41 anni di contributi
Ad esempio chi ha iniziato a lavorare a 17 anni, matura il diritto di andare in pensione a 58 anni (se nei 41 anni ha sempre versato contributi). Per maturare il diritto è necessario almeno uno dei seguenti requisiti
- essere disoccupati senza assegno di disoccupazione da almeno 3 mesi
- avere una invalidità pari o superiore al 74%
- assistere un parente disabile
- essere stati impegnati per almeno 7 degli ultimi 10 anni in una mansione gravosa, ad esempio facchini, gruisti, operai agricoli, pescatori ( qui l’elenco completo)
Pensione lavori usuranti
Vi può accedere chi ha svolto un lavoro usurante, o notturno, o alla catena di montaggio o ha condotto veicoli del trasporto pubblico, per buona parte della sua vita lavorativa (7 degli ultimi 10 anni, o metà della vita lavorativa complessiva).
Si matura il diritto a lasciare il lavoro con almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi
Tra i lavori usuranti rientrano, ad esempio, il lavoro nelle cave, o ad alte temperature, o l’asportazione dell’amianto (qui l’elenco completo https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=46073)
Pensione anticipata contributiva
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 (e ricade dunque interamente nel sistema contributivo)
Consente di andare in pensione a 64 anni con una anzianità contributiva di almeno 20 anni, se con i contributi versati si è maturato un assegno pari ad almeno 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (quindi pari ad almeno 1287,5 euro)