ArcelorMittal, nel nuovo piano 4.700 esuberi entro 2023. Sindacati: sciopero 10 dicembre

Economia

Nel tavolo al Mise sull'ex Ilva il nuovo piano industriale dell'azienda: si passerà dai 10.789 occupati attuali a 6.098. Si ridurranno di 2891 unità già nel 2020. Previsto aumento della produzione a 6 mln di tonnellate di acciaio. Patuanelli: "Molto deluso"

Nel nuovo piano industriale di ArcelorMittal sono previsti 4.700 esuberi: si passerebbe dai 10.789 occupati del 2019 a 6.098 nel 2023. È quanto emerso dal tavolo al Mise sull'ex Ilva. I livelli occupazionali nell’azienda si ridurranno di 2891 unità già nel 2020. A questi, nel 2023 se ne aggiungeranno circa altri 1.800, per un totale di 4.700. I sindacati respingono il nuovo piano e proclamano uno sciopero dei lavoratori e una manifestazione nazionale a Roma il 10 dicembre. Patuanelli: "Da azienda passi indietro, sono deluso". (LE TAPPE DEL CASO ILVA - I NUMERI DELLA CRISI - I POSSIBILI SCENARI). Il sindaco di Taranto ha parlato di "una catastrofe annunciata".

Gli esuberi nel 2023

I circa 1.800 esuberi previsti a fine piano, cioè nel 2023, sono gli addetti attualmente in carico all'amministrazione straordinaria e che, in base all'accordo del 6 settembre 2018, a fine piano dovevano essere riassorbiti da ArcelorMittal Italy.

Produzione di acciaio a 6 milioni di tonnellate dal 2021

"L'azienda ha avuto quest'anno uscite di cassa di un miliardo di euro”, avrebbe affermato l'ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, all'incontro al Mise, secondo quanto riferito da fonti presenti. Il nuovo piano prevederebbe un aumento dei volumi di produzione dagli attuali 4,5 milioni di tonnellate di acciaio ai 6 milioni dal 2021. Secondo il piano industriale originario presentato da ArcelorMittal ai commissari straordinari per vincere la gara per l'acquisizione dell'Ilva, la produzione di acciaio doveva raggiungere i 6 milioni di tonnellate nel 2020, mentre a fine piano 2023 si dovevano superare gli 8 milioni di tonnellate prodotti dagli altiforni. La produzione poteva poi aumentare a 10 milioni di tonnellate usando forni elettrici.

Patuanelli: "Molto deluso, noi siamo cocciuti"

"L'azienda invece di fare un passo avanti ha fatto qualche passo indietro, ricominciando a parlare di 4.700 esuberi alla fine del nuovo piano industriale, che prevede comunque un forno elettrico e una produzione finale di 6 milioni di tonnellate. Questa non è l'idea che ha il Governo sullo stabilimento. Riteniamo che la produzione a fine piano debba essere più alta, arrivando almeno ad 8 milioni di tonnellate". Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, dicendosi "molto deluso" dall'incontro appena finito. "Noi vogliamo far diventare lo stabilimento Ilva all'avanguardia nella produzione siderurgia europea - ha aggiunto -. Su questo lo Stato, il governo, è disponibile a investire, ad essere presente, a partecipare e accompagnare l'azienda a questo percorso di transizione. Su queste basi siamo disponibili e ci sembrava che ci fosse una disponibilità dell'azienda che oggi non ho trovato nel piano illustrato". "In una fase di trattativa ci sta un momento di particolare criticità, spero che oggi rappresenti l'elemento di maggiore criticità e si voglia risolvere definitivamente il problema dello stabilimento”, ha proseguito Patuanelli. ”Noi faremo la nostra proposta nelle prossime ore. Siamo molto cocciuti"."Cerchiamo di stare al tavolo e di arrivare all'obiettivo finale: garantire una produzione siderurgica all'avanguardia con nuove teologie sviluppando interventi sul territorio”, ha concluso. (L'IPOTESI DELL'INTERVENTO DELLO STATO)

Sindaco Taranto: una catastrofe annunciata

Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, commentando le novità della giornata, ha detto: "Catastrofe purtroppo annunciata. Ma è una disfatta nazionale, non solo tarantina, che se non affrontata correttamente e subito segnerà il declino di tutto il Paese. Specie per l'incapacità di affrontare le sfide della modernità e sostenere le aspirazioni e i bisogni delle comunità locali, ad oggi inascoltate". Secondo il primo cittadino, il Governo deve mettere "da parte equilibrismi e paure, ci dica come e se intende tenere aperta quella fabbrica, come assicurerà reddito a migliaia di cittadini italiani e bonifiche miliardarie ad una città che ha sacrificato tutto per il benessere e il prestigio dell'Italia".

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