Carlo De Benedetti presenta offerta d'acquisto per 30% gruppo Gedi. Cir: "Irricevibile"

Economia

Tramite la Romed l'imprenditore ha avanzato una proposta per rientrare nel gruppo editoriale: "Questa mia iniziativa è volta a rilanciarlo”. Tra le condizioni, le dimissioni dei consiglieri indicati da Cir.  Scontro con il figlio Rodolfo: “Profondamente amareggiato”

L'ingegner Carlo De Benedetti ha avanzato una proposta per l'acquisto del 29,9% di Gedi, la società che controlla il gruppo editoriale che possiede tra gli altri i quotidiani La Repubblica, La Stampa e Secolo XIX. Una proposta non concordata che viene considerata irricevibile da Cir, la “finanziaria” nella quale sono rappresentati i figli, tra cui Rodolfo De Benedetti che non nasconde di essere "profondamente amareggiato e sconcertato dall'iniziativa non sollecitata né concordata presa da mio padre e il cui unico risultato consiste nel creare un'inutile distrazione, della quale certo non si sentiva il bisogno". "Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. È lo stessa persona che ha trattato la vendita del Gruppo Espresso a Cattaneo e Marsaglia - ha replicato Carlo De Benedetti - La gestione sua e di suo fratello Marco hanno determinato il crollo del valore della azienda e la mancanza di qualsiasi prospettiva, concentrandosi esclusivamente sulla ricerca di un compratore visto che non hanno né competenza né passione per fare gli editori”.

"Voglio rilanciare il Gruppo"

La proposta di Carlo De Benedetti è arrivata sui tavoli di Cir venerdì scorso: "Ho presentato alla Cir, tramite la Romed (società che controlla al 99% ndr) un'offerta per l'acquisto cash del 29,9% delle azioni di Gedi SpA (Gruppo Espresso) al prezzo di chiusura del giorno precedente e cioè Euro 0,25 per azione". De Benedetti spiega così la sua volontà di ritornare un editore attivo: "Questa mia iniziativa è volta a rilanciare il Gruppo al quale sono stato associato per lunga parte della mia vita e che ho presieduto per dieci anni, promuovendone le straordinarie potenzialità - dice - È chiaro che conoscendo bene il settore, mi sono note le prospettive difficili, ma credo che con passione, impegno, consenso e competenza, il Gruppo possa avere un futuro coerente con la sua grande storia".

Le condizioni: dimissioni dei consiglieri indicati da Cir

I dettagli finanziari non sono secondari per la proposta che riguarda un gruppo sul quale, nel passato, non sono mancate le voci di interesse anche di altri investitori. L'acquisto delle azioni, che renderebbe Romed il principale azionista di Gedi, viene avanzato a 25 centesimi per azione, lo stesso prezzo dell'ultima seduta di Borsa, senza che ci sia un premio per il controllo. Vale circa 36-38 milioni. Non farebbe scattare l'Opa per la società che ora è controllata da Cir per il 43,8%. Non prevede un'esame dei conti (la due diligence), ma è subordinata a due condizioni. La prima prevede le dimissioni "entro due giorni" dei consiglieri di amministrazione indicati di Cir - tra cui i figli e l'attuale ad di Cir, Monica Mondardini - ad eccezione di John Elkann e Carlo Perrone. La seconda prevede una redistribuzione delle azioni.

Il figlio Rodolfo: "Proposta irricevibile"

La risposta di Cir arriva subito, senza attendere il Cda programmato per il 28 ottobre. Definisce l'offerta "manifestamente irricevibile in quanto del tutto inadeguata a riconoscere a Cir e a tutti gli azionisti il reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine a Gedi, aspetto sul quale Cir è da sempre impegnata". Si incrociano finanza e famiglia. Tanto che in serata ieri ha preso la parola anche Rodolfo De Benedetti per esprimere la propria amarezza. E lo ha fatto parlando anche a nome dei suoi fratelli: "I miei fratelli ed io, come azionisti di controllo del Gruppo Cofide-Cir, continueremo a dare il nostro pieno supporto al management in questo percorso".

Calabresi: "De Benedetti pentito di aver lasciato ai figli"

Mario Calabresi, direttore del quotidiano La Repubblica, fino a febbraio 2019, ha commentato la vicenda ai microfoni di Sky Tg24: “È emerso qualcosa che esiste da tempo. Carlo De Benedetti lasciò il gruppo e tutte le sue azioni ai figli, col tempo si è pentito. Come quel capitalismo familiare che in Italia va molto in cui la prima generazione pensa che i figli non siano capaci e quindi costantemente avrebbe voglia di riprendersi quello che era stato suo. Le tensioni che vengono tenute in ambito familiare qui sono esplose platealmente”.

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