In vigore l’aumento al 25% sulle merci esportate verso gli Stati Uniti. A Washington si continua a trattare con la delegazione cinese. Il Tycoon: “Colloqui proseguono in modo cordiale, non c'è assolutamente bisogno di affrettarsi”. E agita lo spettro di ulteriori dazi
"È solo l'inizio". È questa la minaccia del presidente Donald Trump nel giorno in cui è entrato in vigore l'aumento dei dazi Usa - dal 10% al 25% - su 200 miliardi di dollari di merci esportate dalla Cina verso gli Stati Uniti. Il tycoon, su Twitter, è tornato ad agitare lo spettro di ulteriori dazi al 25% sui restanti 325 miliardi di beni "made in China" importati negli Usa. "I dazi renderanno il nostro Paese molto più forte, non più debole", ha aggiunto il presidente replicando a chi dice che l'escalation finirà per danneggiare l'economia e i consumatori americani. A Washington, intanto, si continua a trattare: la prima giornata di colloqui non ha portato ad alcun accordo e nelle prossime ore torneranno a vedersi le due delegazioni. "I colloqui con la Cina proseguono in modo cordiale, non c'è assolutamente bisogno di affrettarsi poiché dazi del 25% su beni e prodotti per 250 miliardi di dollari ADESSO vengono pagati dalla Cina agli Stati Uniti. Questi enormi pagamenti vanno direttamente al Tesoro degli Stati Uniti", ha scritto in un altro tweet Trump. E sulle trattative in corso è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte, che auspica una soluzione rapida: "L'Italia è chiamata ad affrontare una congiuntura internazionale particolarmente critica dovuta in particolare alla guerra dei dazi, dove c'è un gioco sottile psicologico tra attori: è una situazione che non ci sta favorendo e ci auguriamo possa finire molto prima degli annunci e delle posizioni che appaiono molto rigide in questo momento".
“Piccoli progressi se non nulli”
Non c’è ancora una soluzione, quindi, alla guerra commerciale tra Washington e Pechino. Il primo giorno di colloqui a Washington per un'escalation dello scontro tra le due superpotenze economiche "ha prodotto piccoli progressi se non nulli", ha detto una fonte vicino ai negoziati citata dall'agenzia Bloomberg. Le due delegazioni sono guidate da una parte dal responsabile Usa al commercio Robert Lighthizer e dal segretario al Tesoro americano Steve Mnuchin, dall'altra dal vicepremier cinese Liu He.
Trump: la Cina deve concedere di più
Secondo il presidente Donald Trump un accordo è ancora possibile e il dialogo con Pechino resta aperto: “Ho ricevuto una bellissima lettera dal presidente Xi Jinping e ci sentiremo nelle prossime ore”, ha detto il tycoon, sottolineando però che la Cina deve concedere di più.
Lui He: “I dazi non sono la soluzione”
Intanto la Cina ha assicurato l'adozione delle "necessarie contromisure" in risposta all'entrata in vigore dei dazi Usa. Il ministero del Commercio, rilanciando le valutazioni della delegazione cinese, esprime in una nota "profondo rammarico" e rimarca la speranza che, con l'undicesimo round negoziale, le parti lavorino insieme e collaborino per risolvere i problemi esistenti attraverso la cooperazione e le consultazioni per "ritrovarsi a metà strada". Il vicepremier cinese Liu He, in un’intervista alla tv statale Cctv, ha detto di essere andato a Washington "con sincerità" e che altri rialzi dei dazi "non sono la soluzione del problema”, ma che sono “dannosi per la Cina, per gli Stati Uniti e per il mondo intero"". L’obiettivo dei colloqui, è quello di porre fine alla guerra commerciale e ai contrasti, ha aggiunto, riconoscendo l'esistenza di "alcuni problemi" ed esprimendo l'auspicio di potersi impegnare "in scambi razionali e sinceri" con i negoziatori americani che continueranno domani. "Non dovremmo - ha poi osservato il vicepremier - colpire persone innocenti. Quindi speriamo si trovi un modo ottimale per risolvere questo problema".
Le Borse cinesi resistono ai dazi
Intanto le Borse cinesi, dopo essere precipitate in pochi secondi in territorio negativo, chiudono una seduta altamente volatile centrando solidi guadagni: l'indice Composite di Shanghai balza del 3,10%, a 2.939,21 punti, mentre quello di Shenzhen vola del 3,83%, attestandosi ai massimi intraday a quota 1.568,62.
La guerra commerciale e le tensioni
Le merci cinesi erano già sottoposte a tariffe del 10% dal 24 settembre scorso, ma Pechino e Washington avevano concordato una tregua sul loro innalzamento al 25% nel corso dell'incontro tra il presidente Usa, Donald Trump, e il collega Xi Jinping, a margine del vertice del G20 di Buenos Aires, l'1 dicembre scorso. Ma tra Pechino e Washington la tensione si sviluppa anche su altri fronti: a partire dall’estradizione che gli Usa hanno chiesto per la figlia del fondatore di Huawei, Meng Wanzhou, fermata mesi fa in Canada, fino alla Corea del Nord, che negli ultimi giorni ha ricominciato a farsi sentire con nuovi test per missili a corto raggio.