Standard & Poor's conferma il rating dell'Italia a BBB, outlook resta negativo

Economia

Per l’agenzia di rating sono molti i fattori che giustificano la conferma del rating, ma l’outlook negativo significa che il rating potrà essere rivisto al ribasso nei prossimi 24 mesi se deficit e debito eccederanno significativamente le nostre previsioni

Standard & Poor's ha confermato il rating di lungo termine sul debito dell'Italia a BBB. L'agenzia di rating ha anche lasciao invariato l'outlook, che resta negativo.

Perché il rating rimane invariato

Molti i fattori che giustificano la decisione di lasciare invariato il rating dell'Italia, spiega S&P, come "un'economia prospera e diversificata che genera surplus esterni con il resto del mondo, il sostegno popolare all'appartenenza dell'Italia all'Eurozona nonostante lo scetticismo in parte dell'elettorato, un elevato risparmio nel settore privato che eccede le spese pubbliche".

Outlook rimane negativo

L'outlook negativo - precisa però l'agenzia - significa che il rating può essere rivisto al ribasso nei prossimi 24 mesi se deficit e debito eccederanno significativamente le nostre previsioni, se ci sarà un marcato deterioramento delle condizioni finanziarie e se ci saranno cambiamenti di politica che indeboliscono il potenziale di crescita dell'economia".

“Inversione riforme spinge Italia verso recessione”

Un'inversione di tendenza sul fronte delle riforme e una volatilità della domanda esterna hanno spinto l'economia italiana in recessione: lo afferma Standard and Poor's, sottolineando come il debito pubblico sia in rialzo e il debito privato in calo.

“Continui cambi politici Italia indeboliscono Pil”

In Italia sia per il governo che le banche si registra "un marcato deterioramento delle condizioni finanziarie esterne": lo afferma Standard and Poor's, secondo cui "i continui cambiamenti politici indeboliscono il potenziale di crescita" del nostro Paese. L'agenzia di rating sottolinea inoltre come l'economia italiana sarà in una fase di stallo quest'anno e come le politiche del governo rischiano di rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro.

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