L’Istat rivede il dato sul Pil ma la recessione tecnica resta

Economia

L’istituto rivede al rialzo il dato congiunturale relativo al quarto trimestre 2018: da -0,2% (stima di fine gennaio) a -0,1%. In termini tendenziali la variazione è nulla. L’anno passato lascia un'eredità negativa sull'economia del 2019: variazione acquisita a -0,1%

L'Istat ha rivisto al rialzo il dato congiunturale del Pil relativo al quarto trimestre 2018: da -0,2% (stima di fine gennaio) a -0,1%. Si tratta, comunque, del secondo trimestre consecutivo di calo, dopo il -0,1% del periodo luglio-settembre. È confermata, così, la recessione tecnica. Il Pil del quarto trimestre 2018, quindi, è sceso dello 0,1% su base congiunturale. In termini tendenziali, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, la variazione del Prodotto interno lordo è invece nulla. In questo caso la correzione è stata al ribasso (+0,1%). L’Istat rivela anche che il 2018 lascia un'eredità negativa sull'economia del 2019. La variazione acquisita per il Pil dell'anno in corso, quella che si registrerebbe in caso di variazione nulla per tutti i trimestri, è pari a -0,1%.

Recessione tecnica

Su base annua, la crescita zero del quarto trimestre risulta la più bassa dal quarto trimestre del 2013, ovvero da cinque anni. Uno scarto temporale simile è quello che vede tornare il Paese in recessione tecnica (l'ultimo periodo di crisi per l'economia nazionale è iniziato a metà del 2011 e si è concluso all'inizio del 2013). Oltre alla recessione tecnica, che si verifica dopo una variazione congiunturale negativa del Pil per due trimestri consecutivi, i dati del quarto trimestre confermano anche i risultati relativi al Prodotto interno lordo del 2018: cresciuto in termini grezzi dello 0,9% (fuori dagli arrotondamenti +0,881%) e dello 0,8% corretto per gli effetti di calendario (precisamente +0,752%).

Crescono consumi, investimenti fissi ed esportazioni

Nel quarto trimestre del 2018, comunque, crescono su base congiunturale sia i consumi (+0,1%) sia gli investimenti fissi lordi (+0,3%) e ancora meglio fanno le esportazioni (+1,3%). L’Istat spiega che, quindi, la domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente, per +0,1 punti, alla variazione del Pil. Invece, sottolinea, “la variazione delle scorte ha contribuito negativamente sottraendo 0,4 punti percentuali alla variazione del Pil". Sopra lo zero anche l'apporto della domanda estera netta (+0,2 punti). A pesare sul Pil del quarto trimestre, quindi, sono state le scorte: si è preferito attingere dai magazzini piuttosto che dare il via a nuove produzioni. Nel quarto trimestre del 2018, poi, si registrano "andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto dell'agricoltura e dell'industria, diminuiti rispettivamente dell'1,1% e dello 0,5%, mentre il valore aggiunto dei servizi è cresciuto dello 0,1%".

Ore lavorate: -0,3%, reddito pro capite: +0,2%

Nel quarto trimestre dello scorso anno, continua l’Istat, “le ore lavorate hanno registrato una riduzione dello 0,3% rispetto al trimestre precedente". Il risultato, spiega, “è dovuto a una diminuzione dell'1,9% nell'agricoltura, silvicoltura e pesca, dello 0,2% nell'industria in senso stretto e dello 0,3% nei servizi, mentre nel settore delle costruzioni le ore lavorate sono cresciute dello 0,7%". Le unità di lavoro sono invece "diminuite dello 0,1%". Riguardo ai redditi da lavoro dipendente pro-capite, “la crescita congiunturale è risultata pari allo 0,2% per effetto di un aumento dello 0,5% nell'agricoltura e nei servizi e dello 0,1% nelle costruzioni; nell'industria in senso stretto si registra un calo dello 0,5%".

Il confronto con gli altri Paesi

Per quanto riguarda il confronto con altri Paesi, l'Italia alla fine del 2018 mostra un Pil più debole rispetto ad altri “Big” in campo internazionale. Sempre nel quarto trimestre del 2018, spiega l’Istat, "il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% negli Stati Uniti, dello 0,3% in Francia ed è rimasto stazionario in Germania. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 3,1% negli Stati Uniti, dello 0,6% in Germania e dello 0,9% in Francia””. Nel complesso, il Pil dei Paesi dell'area euro – conclude l'Istat –“è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell'1,2% nel confronto con il quarto trimestre del 2017”.

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